“Le buone intenzioni sono rimaste lettera
morta e con la legge di contenimento del consumo di suolo, da qui al
2050, si potrà ancora asfaltare un’area vasta come i comuni di Padova,
Vicenza e Treviso. Questo potrà avvenire in Veneto, una delle regioni, già ora,
più cementificate d’Europa. Avevamo fortemente criticato la legge, contestando
le troppe deroghe ed esprimendo di conseguenza voto contrario. Adesso che è
arrivata la delibera della Giunta relativa al tetto massimo di consumo ammesso
per i singoli comuni e la definizione degli Ambiti Sovracomunali Omogenei (ASO)
non possiamo che rimarcare le troppe cose che non vanno”. È quanto hanno
sottolineato questo pomeriggio Stefano
Fracasso, capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Andrea Zanoni,
vicepresidente della Commissione territorio e Bruno Pigozzo relatore di
minoranza della legge.
“Per ammissione della Giunta stessa,
emerge una disomogeneità dei dati inviati dai Comuni, che
hanno compilato la scheda in modo discrezionale, senza un metodo univoco e condiviso
con la Regione. Ne risulta un quadro opinabile che potrebbe portare a scelte
fuorvianti. Per questo chiediamo ulteriori verifiche e correttivi puntuali”.
Dalle rilevazioni complessive effettuate
dalle amministrazioni locali risulta una previsione di 21.323 ettari di
suolo ancora da “consumare”. Di questi la Giunta ha deciso di ‘congelare’
il 40%, pari a 8.530, mentre i rimanenti 12.793 andrebbero assegnati da subito
ai Comuni.
“Ma le criticità e le carenze di questa
delibera sono davvero numerose. Mentre la Regione, dopo la sforbiciata lineare
del 40%, si limita a fare le riassegnazioni con un mero calcolo
ragionieristico, senza una verifica degli effettivi fabbisogni, noi
vogliamo analizzare e ‘far parlare’ questi numeri che, se
opportunamente elaborati, possono offrire spunti interessanti per governare il
futuro sviluppo del Veneto. Abbiamo abbinato alle superfici assegnate a ogni
Comune il rispettivo numero di abitanti ottenendo il parametro
mq/abitante. Questo dato evidenzia una distribuzione anomala e
sproporzionata, non coerente rispetto ai reali fabbisogni: si va da 0 mq/ab
per Noventa Padovana a 863 mq/ab per Canda (RO). Inoltre, analizzando le
superfici assegnate ai 31 ASO, emerge una forte disparità tra gli Ambiti delle
città capoluogo (comprendenti i Comuni di cintura) con una media di 17,38 mq/ab
e gli Ambiti ‘periferici’ con 31,39 mq/ab), mentre non viene considerata come
dovrebbe la presenza di aree dismesse da recuperare. Di questo passo
continueremo ad avere uno sviluppo urbanistico senza indirizzo, paradossale,
insostenibile, dove le aree meno urbanizzate saranno quelle in cui nei prossimi
30 anni si concentrerà maggiormente il consumo di suolo. Così facendo -
insistono i consiglieri - la Giunta tradisce lo spirito della legge e persiste
nella sua cecità andando in direzione diametralmente opposta rispetto agli
obiettivi dichiarati, aumentando il consumo diffuso a scapito
del recupero delle aree dismesse e della loro rinaturalizzazione”.
“Non siamo poi d’accordo sull’esclusione
dal calcolo di consumo futuro delle nuove aree, stimate in circa 2.000 ettari,
destinate a infrastrutture, servizi (ospedali, scuole, centri sportivi ecc.),
Accordi di programma, aree di cava: questo sarà tutto consumo di suolo
aggiuntivo e l’azzeramento al 2050 resterà un miraggio”.
I dubbi del Partito Democratico
riguardano anche le assegnazioni ai Comuni fatte in blocco, senza essere
scaglionate nel tempo: un’amministrazione potrebbe decidere di usare tutti gli
ettari a sua disposizione nel giro di pochi anni, vincolando quindi
pesantemente la programmazione futura. Infine, l’eventuale ri-assegnazione dei
restanti 8.529 ettari ‘congelati’ è lasciata alla totale
discrezionalità della Giunta, senza specificarne i criteri”.
Da qui le proposte del PD per modificare
radicalmente la delibera regionale: “Occorrono incentivi veri per
rendere più conveniente il recupero delle aree dismesse rispetto al consumo
ex-novo, con operazioni di riqualificazione, ristrutturazione, rigenerazione
sostenute da aiuti economici (Fondi FESR), credito edilizio, perequazione
urbanistica. Dalla quota da riassegnare ai Comuni va esclusa la superficie
prevista per infrastrutture, cave e Accordi di programma, stimate in circa
2.000 ettari. Inoltre chiediamo che i rimanenti 10.000 ettari siano suddivisi
riservando il 30% a interventi strategici concordati a livello
dei 31 ASO e il restante 70% ripartito ai Comuni sulla base
del parametro mq per abitante, subordinato al recupero dell’edificato
esistente, tenendo conto della velocità di consumo di suolo dei singoli comuni
negli ultimi dieci anni, con modulazione decennale da verificare tramite
monitoraggio biennale”.
“Oltre a queste misure – concludono i
consiglieri PD - perché si arrivi davvero all’azzeramento del consumo di suolo
entro il 2050 è necessaria la revisione del PTRC(Piano Territoriale
Regionale di Coordinamento) quale strumento di governo dello sviluppo
urbanistico e della tutela del paesaggio, rendendolo effettivamente adeguato a
questo obiettivo. Infine, considerata l’evoluzione dei fenomeni meteorologici
degli ultimi anni, proponiamo l’adozione di un Piano Regionale di
contrasto ai cambiamenti climatici per coordinare tutti gli
interventi necessari, compreso il recupero della permeabilità del suolo”.
Nessun commento:
Posta un commento