domenica 9 novembre 2014

IL CROLLO DEL MURO IN TV

Degli eventi storici cui sono stato testimone la caduta del muro di Berlino rimane quello di cui conservo l'emozione maggiore. Perchè tanto era la convinzione comune che nulla sarebbe mai cambiato nell'est europeo quanto fu la sorpresa nell'assitere davanti alla tv a quell'improvviso crollo. Non fu solo la fine di una divisione ingiusta e violenta ma il precipitare della storia per milioni di persone anche fuori la Germania. Dalla Polonia all'Ungheria, dalle repubbliche Baltiche alla Romania fino all'onda lunga della guerra jugoslava. Per miei venticinque anni di allora il muro era presenza non solo fisica ma metaforica in ogni dibattito politico, in ogni esercizio di critica del presente. Ascoltavo i racconti di mio padre che aveva visitato Berlino ovest e spiato il grigiore oltre il filo spinato, scrutavo alla televisione i visi marmorei dei leader del blocco sovietico per individuarne una smorfia, un segno di cedimento, una scintilla. In più c'erano stati i Pink Floyd, con quel muro di Waters che era diventato il Muro. Poi inziò a trapelare dei grandi raduni alla preghiera del lunedì nella chiesa protestante Nikolaikirche di Lipsia, la preghiera per la pace, e da Lipsia a  Dresda e a Berlino. Però non capivo che il regime stava collassando da dentro, stava implodendo. Fino al quel 9 novembre del 1989 davanti alle immagini della RAI.