giovedì 5 giugno 2014

L'ALTA MAREA DELLA CORRUZIONE. IL MOSE E LE INCHIESTE

Attesa da alcuni mesi, più volte annunciata tra le calli e campielli veneziani, ieri è arrivata come una bufera l'azione della magistratura lagunare nei confronti del sistema MOSE/affari/politica/istituzioni. L'ex-presidente della regione, un assessore, un consigliere regionale, una ex-europarlamentare, il sindaco della città più bella del mondo, dirigenti del Magistrato alle acque, della Corte dei Conti, della Guardia di Finanza, di imprese di costruzione, legati in una rete intrecciata intorno al Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico del Ministero delle Infrastrutture-Magistrato alle Acque, degli interventi per la salvaguardia di venezia. Che non sono solo le paratoie del Mose, ma l'insieme degli interventi per l'equilibrio idrogeologico della laguna e l'abbattimento delle acque alte nei centri storici. Il Consorzio è stato costituito nel 1982 da quattro grandi imprese e ha via via aggregato una galassia di altre piccole e medie imprese, soprattutto dell'area veneziana. Le opere per la salvaguardia di Venezia, e il MOSE in particolare, costituiscono probabilmente la più grande opera pubblica realizzata in Italia nell'ultimo ventennio, oltre i cinque miliardi di euro. Interminabili le discussioni sull'efficacia delle barriere mobili alle bocche di porto. Funzioneranno o no? Di certo non hanno fermato l'alta marea della corruzione, assicurando secondo la Procura dei veri e propri "vitalizi", come all'ex-presidente della Giunta Regionale Galan, o finanziamenti alle campagne elettorali, è il caso del sindaco di Venezia, o altre prebende a funzionari dello Stato. Fondi generati dalla sovrafatturazione che  le aziende socie del consorzio avrebbero applicato per i lavori commissionati, in mancanza di procedure di affidamento trasparenti e concorrenziali. L'enorme volume di finanziamento e la concessione diretta dei lavori costituiscono certamente condizioni allettanti per chi intenda distogliere risorse destinate alla salvaguardia di un patrimonio dell'umanità, come Venezia,  per interessi privati. Ma senza soggetti disponibili a stare al gioco, o a promuovere il gioco, un tale disastro non si sarebbe realizzato, a iniziare da chi fa politica, da chi rappresenta lo Stato. In mezzo a tale bufera difendere la buona politica è come riparsi dalla pioggia con un cappellino, ti prende un senso di impotenza, anche di rabbia. Ma già da oggi c'è da lavorare per procedure di gara trasparenti, concorrenza nelle valutazioni dei prezzi, pulizia nell'amministrazione pubblica, e soprattutto nuova pagina nella politica veneta, dove pesano eredità del passato, modi, progetti, opere pubbliche figlie di un quindicennio inglorioso, da archiviare quanto prima.

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