giovedì 19 giugno 2014

PRONTI PER IL 2020? L'EUROPA CHIAMA

Ogni sette anni l'Unione Europea imposta la programmazione dei suoi fondi strutturali. Si tratta di quelle risorse per cui spesso si parla male dell'Italia, perchè non sa spenderli o li spende male. In realtà questi fondi sono destinati in gran parte alle regioni e alle città, e quindi anche il Veneto è alle prese con la programmazione 2014/2020. Nelle prossime tre settimane il Consiglio Regionale sarà impegnato nell'esame e nell'approvazione dei Programmi Operativi (POR) dei tre principali fondi, il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale FESR, il Fondo Sociale Europeo FSE e il Fondo Europeo per l'Agricoltura e lo Sviluppo Rurale FEASR. Complessivamente si tratta di 2,5 miliardi di euro da finalizzare per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Queste le tre parole d'ordine europee, declinate in undici obiettivi tematici  quantificati in altrettanti target. Selezionare le priorità strategiche, fissare obiettivi adeguati, monitare la spesa, valutare i risultati, questo ci chiede l'Europa. E soprattutto spendere bene, concentrando laddove si genera maggior sviluppo, evitando la dispersione a pioggia, mettendo il Veneto nelle condizioni di stare al passo con le migliori regioni europee. Facendo del Veneto un grande spazio di opportunità, in cui si superano i vecchi schemi legati ai confini provinciali e  si integrano reti della mobilità, reti di impresa, reti di intelligenze e reti solidarietà.

TUTTI I DOCUMENTI ALL'ESAME DL CONSIGLIO
Documento di indirizzo 2014-2020 Veneto
Presentazione POR Fondo Europeo Sviluppo Regionale
POR Fondo Europeo Sviluppo Regionale
POR Fondo Sociale Europeo
Presentazione Programma Sviluppo Rurale 2014/20
Programma Sviluppo Rurale 2014/20

sabato 14 giugno 2014

L'INDIPENDENZA DEL VENETO DAL RIDICOLO

Mentre la bufera della corruzione legata alla realizzazione del Mose scuote le acque palustri della laguna, e non solo della laguna, in Consiglio Regionale una scalcagnata maggioranza ha approvato la legge per indire il referendum sull'indipendenza del Veneto. Invocando la diversità culturale, politica (?), il centralismo romano, il residuo fiscale, il principio di autoderminazione dei popoli e via discorrendo la Lega si è piegata alle spinte degli indipendentisti, seguita da un gruppetto di Forza Italia. Un gruppetto perchè, con evidente coraggio, altri hanno preferito sgattaiolare fuori dall'aula per defilarsi e solo pochi dichiarare apertamente la loro contrarietà. "Vuoi che il Veneto diventi una repubblica sovrana e indipendente?"Questo il quesito che costoro vorrebbero sottoporre ai veneti che di sicuro vorrebbero l'indipendenza dal malaffare, dalla corruzione, pure dall'inefficienza dello stato, dalle sue storiche iniquità. Ma per superarle serve una iniziativa seria che metta sul tavolo del governo una proposta concreta di autonomia, che dica quali materie, quali competenze, quali risorse il Veneto intenda auto-governarsi. Invece Zaia ha scelto di nascondersi ancora dietro il paravento di un referendum impraticabile, che più che l'indipendenza ci porta al ridicolo.

giovedì 5 giugno 2014

L'ALTA MAREA DELLA CORRUZIONE. IL MOSE E LE INCHIESTE

Attesa da alcuni mesi, più volte annunciata tra le calli e campielli veneziani, ieri è arrivata come una bufera l'azione della magistratura lagunare nei confronti del sistema MOSE/affari/politica/istituzioni. L'ex-presidente della regione, un assessore, un consigliere regionale, una ex-europarlamentare, il sindaco della città più bella del mondo, dirigenti del Magistrato alle acque, della Corte dei Conti, della Guardia di Finanza, di imprese di costruzione, legati in una rete intrecciata intorno al Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico del Ministero delle Infrastrutture-Magistrato alle Acque, degli interventi per la salvaguardia di venezia. Che non sono solo le paratoie del Mose, ma l'insieme degli interventi per l'equilibrio idrogeologico della laguna e l'abbattimento delle acque alte nei centri storici. Il Consorzio è stato costituito nel 1982 da quattro grandi imprese e ha via via aggregato una galassia di altre piccole e medie imprese, soprattutto dell'area veneziana. Le opere per la salvaguardia di Venezia, e il MOSE in particolare, costituiscono probabilmente la più grande opera pubblica realizzata in Italia nell'ultimo ventennio, oltre i cinque miliardi di euro. Interminabili le discussioni sull'efficacia delle barriere mobili alle bocche di porto. Funzioneranno o no? Di certo non hanno fermato l'alta marea della corruzione, assicurando secondo la Procura dei veri e propri "vitalizi", come all'ex-presidente della Giunta Regionale Galan, o finanziamenti alle campagne elettorali, è il caso del sindaco di Venezia, o altre prebende a funzionari dello Stato. Fondi generati dalla sovrafatturazione che  le aziende socie del consorzio avrebbero applicato per i lavori commissionati, in mancanza di procedure di affidamento trasparenti e concorrenziali. L'enorme volume di finanziamento e la concessione diretta dei lavori costituiscono certamente condizioni allettanti per chi intenda distogliere risorse destinate alla salvaguardia di un patrimonio dell'umanità, come Venezia,  per interessi privati. Ma senza soggetti disponibili a stare al gioco, o a promuovere il gioco, un tale disastro non si sarebbe realizzato, a iniziare da chi fa politica, da chi rappresenta lo Stato. In mezzo a tale bufera difendere la buona politica è come riparsi dalla pioggia con un cappellino, ti prende un senso di impotenza, anche di rabbia. Ma già da oggi c'è da lavorare per procedure di gara trasparenti, concorrenza nelle valutazioni dei prezzi, pulizia nell'amministrazione pubblica, e soprattutto nuova pagina nella politica veneta, dove pesano eredità del passato, modi, progetti, opere pubbliche figlie di un quindicennio inglorioso, da archiviare quanto prima.