venerdì 27 settembre 2013

LA NOTTE DEI POSTI LETTO

Doveva svolgersi in due giorni, giovedì e venerdì, la seduta della Commissione Regionale sanità dedicata alle
schede ospedaliere e territoriali. Si è trasformata in una maratona di 22 ore, con due pit stop per recuperare gli zuccheri e una notte passata tra posti letto, primariati, unità complesse e dipartimentali, emendamenti  e controemendamenti. Così alle luci dell'alba di oggi le schede sono state votate dalla Commissione perchè la Giunta Regionale possa approvarle in via definitiva. Un voto negativo il mio, e il nostro come gruppo del PD, a fronte di domande che sono rimaste senza risposta sui tempi e le risorse per attivare la rete di assistenza territoriale, davanti schede che penalizzano la rete ospedaliera del  vicentino. Le Ulss vicentine si sono presentate con la rete ospedaliera con il più basso numero di posti letto per mille abitanti del Veneto. Frutto della razionalizzazione che ha interessato le Ulss beriche negli ultimi dieci anni. Questo avrebbe dovuto permettere di far "guadagnare" qualcosa al vicentino, in termini di servizi, di garanzie di risposte sanitarie. Così non è stato. Tutti gli emendamenti che miravano ad assicurare l'attività sette giorni su sette dell'urgenza/emergenza degli ospedali di Valdagno, Noventa Vicentina, Asiago sono stati respinti. Respinta la riabilitazione cardiologica a Santorso, l'apicalità di lungodegenza a Lonigo, per fare alcuni esempi. In sintesi le modifiche che hanno interessato le schede degli ospedali vicentini nella notte dei posti letto:  istituzione della medicina d'urgenza a Bassano ( 20 posti letto), 3 letti di maxillofacciale sempre a Bassano. Primariato di ortopedia e traumatologia da Asiago e sopressione di quello di pronto soccorso. Attività di week surgery per l'ortopedia di Valdagno chirurgia d'elezione sempre a Valdagno. 3 posti letto in più per la chirurgia maxillofacciale di Vicenza e tre in meno per la neurochirurgia. Unità semplice dipartimentale per la direzione medica di Noventa Vicentina.

mercoledì 25 settembre 2013

OSPEDALI VENETI ALLA RESA DEI LETTI

Inizia domani in Commisione Sanità la due giorni dedicata all'esame conclusivo delle schede di dotazione
ospedaliere/territoriale. Passa attraverso le oltre duecento pagine di schede, ULSS per ULSS, ospedale per ospedale, territorio per territorio, la traduzione dei principi contenuti nel nuovo Piano socio-sanitario del Veneto. Principi noti: baricentro dell'assistenza che si sposta dall'ospedale a fuori dall'ospedale (il territorio appunto).Concentrazione dell'assistenza ospedaliera sulle patologie acute e di quella territoriale sul quelle croniche. E così le schede dicono meno 1200 posti letto negli ospedali, più 1200 posti letto nelle strutture intermedie. ma se le schede parlano chiaro sui primi, balbettano sui secondi la cui attivazione è prevista solo dopo il taglio di quelli ospedalieri. E nel taglio dei primi finisce per vacillare la risposta fondamentale della rete ospedaliera: la rete dell'urgenza/emergenza, quella che ti salva la vita se funziona nei primi sessanta minuti. Per attivare i secondi, i letti dell'assistenza territoriale, indefinite risultano le risorse e incerti i compiti delle Conferenze dei Sindaci, che sul territorio il peso delle esigenze di assistenza lo sentono tutto. Ancora più timido appare l'avvio delle medicine di gruppo integrate, dove i medici di famiglia organizzano insieme le attività, che pure dovrebbero rappresentare il fulcro del nuovo modello assistenziale. Numerosissime le osservazioni arrivate alla Commissione e pure le audizioni: sindaci, collegi professionali, sindacati, direttori generali, associazioni di categoria, università, gruppi di volontariato......che denotano una grande attenzione e una concreta partecipazione, larga, attiva, della società veneta. Poi ci sono i numeri: posti letto, apicalità, unità semplici o complesse, reparti, servizi, hospice, ospedale di comunità, pronti soccorso, ambulanze.......ma  prima ancora le risposte che migliaia di veneti troveranno dopodomani ai loro bisogni di salute. E vorremmo che fossero migliori.....

giovedì 19 settembre 2013

PASOLINI/CAPOVILLA/DISSENSI 2013

Solo l'amare, solo il conoscere


Solo l'amare, solo il conoscere
conta, non l'aver amato,
non l'aver conosciuto. Dà angoscia
    
il vivere di un consumato
amore. L'anima non cresce più.
Ecco nel calore incantato
    
della notte che piena quaggiù
tra le curve del fiume e le sopite
visioni della città sparsa di luci,
    
scheggia ancora di mille vite,
disamore, mistero, e miseria
dei sensi, mi rendono nemiche
le forme del mondo, che fino a ieri
erano la mia ragione d'esistere.
Annoiato, stanco, rincaso, per neri
    
piazzali di mercati, tristi
strade intorno al porto fluviale,
tra le baracche e i magazzini misti
    
agli ultimi prati.

Da "Il pianto della scavatrice"

Domani sera Officine Anzolin- Pierpaolo Capovilla "La religione del mio tempo", reading su testi di PP. Pasolini- Dissensi 2013

mercoledì 18 settembre 2013

LA GIORNATA DELL'INDIPENDENZA dal VENETO

Ieri in Consiglio regionale è andata in onda la terza puntata della discussione sulla proposta di referendum per l'indipendenza del Veneto. Netta la scelta di campo del presidente Zaia che, a dispetto dei pareri di illeggittimità formulati dai suoi stessi uffici, ha sposato la causa indipendentista, annunciando che la seduta sarebbe stata storica. Si è così lanciato in spericolati paragoni con le mobilitazioni catalane e i moti degli abitanti delle highlands scozzesi. Ma la giornata storica è durata ben poco, è bastata la richiesta di rinvio in commissione della proposta di legge in discussione, fatta da un consigliere del PDL,  per veder sfarinarsi la "sbrisolona" maggioranza del governo veneto. Così, tra le urla dei venetisti, il referendum affogava in laguna. Più che la giornata dell'indipendenza DEL Veneto, quella di ieri è stata la giornata dell'indipendenza di Zaia DAL Veneto .
Indipendenza dalle concrete necessità di questa regione, dal bisogno di autonomia realizzabile, dalla capacità di assumersi responsabilità di cambiamento, senza fuggire tra i fiordi scozzesi e le spiagge della Costa Brava catalana.

mercoledì 4 settembre 2013

ACQUE DEL CHIAMPO E IL FALLIMENTO, POLITICO, DI ARZIGNANO

Acque del Chiampo è la più importante società di servizi pubblici locali dell'ovest-vicentino. Assicura la
fornitura dell'acqua potabile a circa 100.000 cittadini, provvede a depurarne i reflui. E' impegnata in un programma di risanamento ambientale di valenza nazionale, un Accordo  di Programma  con il Ministero dell'Ambiente e la Regione Veneto del valore di 90 milioni di euro, è il "polmone" idrico del più grande distretto della concia d'Europa. In questi giorni i dieci comuni soci si apprestano a modificarne lo statuto prevedendo l'introduzione dell'amministratore unico. A un passaggio così rilevante e delicato il comune capofila, Arzignano, da sempre l'amministrazione di riferimento su questo ambito per tutto l'ovest-vicentino, si presenta in completo isolamento. Sia rispetto agli altri comuni che  non condividono le proposte di modifica, sia rispetto alle rappresentanze economiche, che ieri hanno duramente criticato l'operato dell'amministrazione arzignanese. Arzignano arriva così all'appuntamento avendo esaurito ogni capacità di leadership sull'area, non sapendo coinvolgere, rappresentare, fare sintesi, della complessità amministrativa ed economica del territorio. Nessuno si fida più di Arzignano, tanto che gli altri comuni chiedono modifiche di commi e codicilli per tentare di salvare un briciolo di concertazione, di capacità di controllo sulla società. Ma non ci sono codicilli che possano restituire la fiducia dilapidata in questi anni da Arzignano. E questo voler fa da sè e per sè del comune di Arzignano ha forse dato qualche risultato? La soluzione del trattamento fanghi si è allontanata e ha creato solo divisioni tra  i comuni, l'integrazione degli impianti di Arzignano e Montebello si è persa nelle nebbie padane, i rapporti con le categorie economiche sono lacerati. Ha prevalso la logica della prevaricazione e le candidature per l'amministratore unico fanno rimpiangere, è quasi un paradosso, i tempi in cui furono proposti il senatore Filippi e l'europarlamentare Sartori (anche questa tutta opera degli amministratori arzignanesi)! La modifica dello statuto certifica il fallimento politico di Arzignano, la sua incapacità di essere guida e sintesi delle necessità economiche, sociali, ambientali dell'ovest-vicentino. Assisteremo a un colpo di reni nell'assemblea dei sindaci o anche Acque del Chiampo cadrà vittima delle logiche spartitorie arzignanesi? Attendiamo trepidanti.