mercoledì 24 aprile 2013

IL NORDEST SECONDO SERRACCHIANI


 

oggi sul Corriere del Veneto


La vittoria di Debora Serracchiani è una svolta politica per il Friuli Venezia Giulia, ma può essere un’occasione da cogliere per il Veneto e per il Nordest nel suo complesso. Pochi tra i commentatori di queste elezioni friulane hanno richiamato il suo programma. Ormai elezioni e programmi sembrano essere diventati due estranei. Eppure la Serracchiani nel suo propone una direzione precisa: un Nordest più integrato con il resto d’Europa, più coordinato a livello interregionale, che sceglie su che fronti concentrare le sempre più scarse risorse pubbliche disponibili, con l’ambizione di un modello di sviluppo più moderno e sostenibile.
Qualche esempio? “…non parliamo più di TAV, per carenza dei finanziamenti e per l’assenza di una politica integrata del trasporto transalpino… va invece sollecitata una unitarietà di impostazione e di gestione tecnica tra Governo, Friuli Venezia Giulia, Veneto e Comuni”. E ancora dice di prevedere interventi di “..quadruplicamenti ad alta capacità per lotti funzionali e/o ristrutturazione di parti di linea esistenti”. Niente cantieri immaginari quindi ma  potenziamento della rete ferroviaria e impegno per intercettare le direttrici di traffico dei corridoi europei, in particolare il Corridoio Baltico-Adriatico.  Una scelta netta per incentivare il più possibile le forme di mobilità su rotaia, sia a livello di traffico passeggeri sia a livello di traffico merci.
Con l’ambizioso obiettivo di “..abbattere di qualche punto il costo del trasporto per unità di merce...e ottenere 2000 posti di lavoro nel comparto (logistico)”. Ampio e articolato il capitolo che la nuova presidente del Friuli dedica alla portualità nord- Adriatica, “….porti e traffici marittimi vanno considerati come motore di sviluppo del
territorio…”, scrive prima di analizzare puntualmente criticità e risposte.
Insomma dieci paginette che andrebbero lette e discusse seriamente anche in Veneto, per rimettere ordine e priorità nella fantasmagorica collezione di progetti, che nessuno è in grado di  finanziare, presentati in questo ultimo decennio.  Dieci paginette in cui si guarda con convinzione all’Europa e alla mobilità che
verrà. Non a quella che fu. Veneto e Friuli fanno anche parte dell’Euroregione “Senza Confini” con la Slovenia, una sede in cui l’intera questione della mobiità sostenibile potrebbe trovare una dimensione davvero europea.
Per dirla in poche parole, oggi la politica è chiamata ad una sfida difficile e salutare allo stesso tempo. Deve agire entro vincoli di tempo e di risorse che sono molto stringenti, ma che proprio per questo possono rappresentare anche un’opportunità. Spendere meno e fare meglio. Dal Friuli arriva un segnale di cambiamento. Il Veneto proseguirà con le sue vecchie logiche?


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