sabato 27 aprile 2013

LE RISPOSTE DI CHISSO ALLA SERRACCHIANI

A stretto giro di posta, come si suol dire, è arrivata la replica dell'assessore regionale del Veneto alle
infrastrutture Renato Chisso alle dichiarazioni della nuova Presidente del Friuli.
"Se il buon giorno si vede dal mattino, allora ci attendono pessime giornate con la nuova presidente Serracchiani, che evidentemente considera il Veneto alla stregua di un protettorato del Friuli Venezia Giulia, per cui lei mette bocca su tutto per tutti. Beh, mi spiace deluderla: per i veneti decidono i veneti" esordisce Chisso sul Corriere del Veneto.   
Serracchiani dice che per colpa del Veneto, ed in particolare della sua insistenza sul «tracciato balneare », si è perso tempo nella costruzione della Tav tra Venezia e Trieste.
 «I tracciati non c’entrano nulla, la Tav è bloccata perché mancano i fondi. Lo Stato non ha soldi. Prova ne sia che prima della Venezia-Trieste, su cui potremmo pure discutere visto che per il Veneto è altrettanto interessante lo sbocco a Nord, verso Vienna, il governo deve sciogliere il nodo della Verona-Padova che è, in una parola, ferma».
Lei insiste sul tracciato lungo le spiagge? «Voglio che l’Alta Capacità/ Alta Velocità si faccia e sono aperto a qualsiasi soluzione. So che il commissario Mainardi sta lavorando sull’affiancamento alla linea esistente (Serracchiani è favorevole, ndr.), un’ipotesi che ha però di fronte a sé un ostacolo che mi pare insuperabile, vista la scarsità di risorse: come verrebbero bypassati i paesi attraversati dall’allargamento dei binari? Dove si troverebbero i soldi per le gallerie? Oppure pensano di sventrare i centri abitati? Come si vede il problema è complesso e si risolve con difficili mediazioni, non con battute estemporanee come quelle della presidente».
Tornando per un attimo sui binari, si deve perdere ogni speranza di vedere in funzione il sistema metropolitano Smfr? «I lavori proseguono senza sosta, basta leggersi le delibere. Abbiamo chiuso con Rfi l’accordo sull’orario cadenzato, tra giugno e settembre arriveranno i nuovi convogli… ».
Ma a giugno non doveva partire il servizio cadenzato? «E’ slittato tra settembre e novembre».
Intanto le autostrade si svuotano. Ha ancora senso continuare a costruirne, dalla Pedemontana alla Nogara Mare passando per la nuova Valsugana e la Valdastico Nord? «Dio ci scampi da un ragionamento del genere, ci riporta indietro di vent’anni, alle opere bloccate per legge. La crisi, e con essa la riduzione dei flussi di traffico, non sarà infinita e quando l’Italia ripartirà non possiamo farci trovare impreparati. Sarebbe catastrofico ». E le opere, nonostante le inchieste, si devono sempre fare in project financing. «Se si vogliono fare, sì. Altrimenti mi dicano dove trovare i soldi».

Come volevasi dimostrare. Per il Veneto le logiche non sono cambiate.

giovedì 25 aprile 2013

SERRACCHIANI: SULLA TAV CHISSO HA PERSO TEMPO

Dopo il mio intervento di ieri , oggi il Corriere del Veneto intervista la nuova presidente del Friuli sulle infrastrutture e i rapporti con il Veneto. Ecco il testo

La neo governatrice Pd parla dei rapporti tra le due regioni e non risparmia frecciate. I piani per Euregio, porti, turismo: «Adesso incontro Zaia»

VENEZIA — Duemila voti che cambiano tutto. Il governo regionale del Friuli Venezia Giulia che con Debora Serracchiani muta radicalmente colore politico e i rapporti con le regioni confinanti, soprattutto il Veneto.
Presidente Serracchiani, ora che gli equilibri sono diversi come cambierà il coordinamento sulla Tav?
«In meglio visto che finora un vero coordinamento è mancato con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. La causa è dovuta all'insistenza del vostro assessore Renato Chisso sul tracciato Venezia-Trieste sulle spiagge. Ma la Tav, per come l'abbiamo conosciuta, non esiste più: dobbiamo puntare sul possibile, cioè sulla quadruplicazione della linea ferroviaria e sull'eliminazione dei colli di bottiglia».
E sulle altre grandi infrastrutture come, per esempio, la Terza Corsia?
«La terza corsia è un punto dolente per il Friuli Venezia Giulia. Le scelte della giunta di centrodestra appena caduta hanno determinato uno stallo preoccupante. Penso che sia interesse anche del Veneto avere collegamenti stradali più efficienti anche verso Est, per cui quando tratteremo col governo per il cofinanziamento dell'opera, confido che troveremo sostegno a Palazzo Balbi».
Trieste e Venezia però non collaborano. Sono spesso in competizione tra loro anche sul traffico portuale.
«Rubarsi i traffici è uno spreco di risorse. Nel mondo globale bisogna lavorare su un progetto comune e iniziare a specializzarsi per mettere sul mercato tutta la portualità dell'Alto Adriatico. Per ragioni diverse, finora non è accaduto. Lavorerò perché si vada in questa direzione, a

mercoledì 24 aprile 2013

IL NORDEST SECONDO SERRACCHIANI


 

oggi sul Corriere del Veneto


La vittoria di Debora Serracchiani è una svolta politica per il Friuli Venezia Giulia, ma può essere un’occasione da cogliere per il Veneto e per il Nordest nel suo complesso. Pochi tra i commentatori di queste elezioni friulane hanno richiamato il suo programma. Ormai elezioni e programmi sembrano essere diventati due estranei. Eppure la Serracchiani nel suo propone una direzione precisa: un Nordest più integrato con il resto d’Europa, più coordinato a livello interregionale, che sceglie su che fronti concentrare le sempre più scarse risorse pubbliche disponibili, con l’ambizione di un modello di sviluppo più moderno e sostenibile.
Qualche esempio? “…non parliamo più di TAV, per carenza dei finanziamenti e per l’assenza di una politica integrata del trasporto transalpino… va invece sollecitata una unitarietà di impostazione e di gestione tecnica tra Governo, Friuli Venezia Giulia, Veneto e Comuni”. E ancora dice di prevedere interventi di “..quadruplicamenti ad alta capacità per lotti funzionali e/o ristrutturazione di parti di linea esistenti”. Niente cantieri immaginari quindi ma  potenziamento della rete ferroviaria e impegno per intercettare le direttrici di traffico dei corridoi europei, in particolare il Corridoio Baltico-Adriatico.  Una scelta netta per incentivare il più possibile le forme di mobilità su rotaia, sia a livello di traffico passeggeri sia a livello di traffico merci.

mercoledì 17 aprile 2013

NON SIA L'AMBIENTE, E LA SALUTE DEI VENETI, A PAGARE I DEBITI DI ARPAV

La Commissione d'Inchiesta del Consiglio Regionale ha da poco concluso i lavori sulla situazione dell'ARPAV (il testo della relazione finale al  link ). Dopo la lettura dell'approfondita relazione alcune conclusioni si possono comunque fare. Per almeno un quinquennio (2005-2010) Arpav si era trasformata in una Agenzia Regionale Per l'Aquisto di cosa Ventura ( nel senso di acquisto di cosa futura). Si legge nella relazione "Dall'analisi dei bilanci di esercizio risulta che l'agenzia effettuò, tra il 1999 e il 2010, investimenti per 126,7 milioni di euro, dei quali oltre il 57% (72,4 milioni) imputabili a fabbricati". Ma sottolinea ancora la relazione "...il sostenuto incremento esibito nelle spese di investimento per immobili a partire dall'anno 2008...". E gli investimenti effettuati tra il 2008 e il 2010..."rappresentano solo una piccola parte di quelli originariamente previsti dall'allora Direttore generale e illustrati nel piano di investimenti approvato con delibera del 23 maggio 2008, nel quale erano previste spese per quais 80 milioni di euro". Piano peraltro che non risulta sia stato mai approvato dalla Giunta Regionale. Ma cosa accadde quindi tra il 2008 e il 2009? ARPAV procedette all'acquisto di tre nuovi sedi, Treviso, Vicenza e Belluno, per un importo complessivo di oltre 38 milioni. Solo Treviso costò alla fine 22 milioni di euro. Ma l'agenzia affrontò impegno "immobiliare" facendo ricorso in larga parte all'autofinanziamento, o pensando di poter far ricorso all'autofinanziamento, sottoponendo il bilancio corrente a crescenti oneri passivi, tale da portarla a un passo da default finanziario. Singolare che in tutte e tre le operazioni si stato utilizzato la procedura della "compravendita di cosa futura", una modalità che evita la gara ad evidenza pubblica, ed

venerdì 12 aprile 2013

SPENDING REVIEW ANCHE PER I CONTRATTI DI PROJECT FINANCING

Avevo interrogato, con il collega Beppe Berlato Sella,  l’Assessore Regionale alla Sanità per due volte, a
luglio e ad agosto del 2012. L 'altro ieri in aula è arrivata la risposta dell’Assessore Coletto.
Avevo chiesto all’Assessore di chiarire se la riduzione del 5% della spesa per le forniture della sanità imposta dalla Spending Review del Governo Monti riguardasse o meno anche i costi connessi a servizi dei project financing. Valutavo paradossale che si applicasse immediatamente il taglio del 5% perfino a certi servizi sociosanitari, poi rimediata grazie a una vasta mobilitazione, e non si toccassero le rendite dei canoni per servizi dei project in sanità. Dopo qualche mese di attesa l'assessore ha chiarito che la spending si applica anche ai contratti di concessione e project. A questo punto ci aspettiamo che la direzione dell’Ulss 4 passi ai fatti, provvedendo immediatamente alla revisione degli impegni di spesa previsti per i servizi (pulizie, lavanolo, ristorazione, energia......) dal project dell’Ospedale di Santorso.
Nella risposta alle interrogazioni si dice che l’Ulss 4 ha  per il momento avviato un tavolo di consultazione con i soggetti interessati dalla problematica. Ora è tempo di agire con i tagli previsti dalla legge.

venerdì 5 aprile 2013

PORTIAMO LA TAV FUORI DALL'IDEOLOGIA

 "Autostrade svuotate dalla crisi" titolava questo giornale qualche giorno fa. E treni regionali sovraffollati e in
perenne ritardo, aggiungo da utente quotidiano delle ferrovie regionali.La crisi mette all'ordine del giorno un tema importante, per non dire strategico, quello  della mobilità. Ecco perché merita che la politica si confronti sulle opzioni in campo con pragmatismo e concretezza, senza inutili parate ideologiche.
È bene partire da alcuni dati di fatto. Il primo è che la Val di Susa è lontana. Se vogliamo parlare della Tav per il Veneto dobbiamo farlo pensando alla realtà concreta della nostra regione. Non possiamo cadere nell’errore di dividerci in base a logiche di schieramento inutilmente politicizzate.
Il secondo dato di fatto riguarda il grado di utilizzo dell’attuale rete ferroviaria del Veneto centrale. Tra Verona e Padova, ad oggi, è libero ancora un 50% delle tracce di transito: significa che si può potenziare l’offerta, anche con treni veloci, senza dover costruire tracciati ad hoc. Da Padova a Venezia la linea è già a quattro binari. Il terzo dato di fatto è che non si vedono all’orizzonte istituzioni o attori privati in grado di sostenere con certezza di ritorno economico un investimeni dell'ordine di tre o quattro miliardi di euro, come quello richiesto da una nuova linea ad alta velocità. Pure la ricca Svizzera ha scartato il project financing per la ferrovia.
Il quarto dato di fatto è che, con un investimento assai più contenuto, nei costi e nell’impatto ambientale, si potrebbe procedere in tempi brevi a sistemare i cosiddetti "colli di bottiglia", come la linea dei bivi intorno a Mestre. Dare finalmente una direttrice adeguata per il traffico merci su ferro e  nei prossimi dieci anni procedere al quadruplicamento della Verona-Padova, con grandi benefici sul miglioramento del servizio, anche per i treni veloci.
Facciamo quindi uscire l'Alta Velocità dai pregiudizi ideologici, la politica deve attivamente scegliere di incentivare la mobilità su rotaia, dopo decenni in cui ha puntato solo a sviluppare quella su gomma. Credo però che il Veneto rischi di impantanarsi in una discussione astratta su ipotesi fuori portata, mancando nel