giovedì 27 dicembre 2012

ANCORA INCENERITORI IN VENETO? PER ORA NO

Solo dopo aver visto la nuova programmazione regionale potremo davvero dire se l'avvio dell'inceneritore veronese di Ca' del Bue serve o meno al Veneto. Servono dati e numeri. Autorizzarlo ora sarebbe stato illogico e irresponsabile, visto che ci troviamo in una situazione in cui ci sono più impianti che rifiuti da trattare. Peccato che non tutta la maggioranza l'abbia capito, con un'ennesima spaccatura che dimostra quanto questa sia fragile e divisa. L'approvazione dell'emendamento che ho presentato  blocca, fino alla nuova programmazione regionale, l'autorizzazione all'avvio di nuovi inceneritori in Veneto. L'emendamento è stato presentato all'interno della discussione sulle nuove disposizioni per l'organizzazione del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani approvato dal Consiglio Regionale. Con la nuova legge, la programmazione dello smaltimento sarà competenza regionale e l'organizzazione della raccolta spetterà ai comuni in forma associata. L'auspicio è che ci sia la capacità di guardare al quadro complessivo valutando però attentamente le diverse realtà e situazioni territoriali soprattutto nella costituzione dei bacini. I dati dell'Arpav ci mostrano infatti una situazione di raccolta differenziata che sfiora in media il 60%, con punte anche superiori, e costi contenuti, 127 euro procapite in media. Servirà quindi lavorare in maniera stretta con il territorio e partire dalle esperienze virtuose che già ci sono nella nostra regione. Ora spetta alla Giunta portare velocemenente il nuovo piano regionale.
Il resoconto sintetico della seduta nella nota dell'ufficio stampa del consiglio

giovedì 20 dicembre 2012

IN VENETO SITUAZIONE DRAMMATICA PER I PENDOLARI

Per il trasporto metropolitano su rotaia il Veneto si conferma una realtà arretrata. È il frutto di scelte politiche sbagliate e i pendolari, specie quelli che usano il treno, pagano pesanti  conseguenze. I dati del Rapporto Pendolaria 2012 diffuso da Legambiente fotografa una situazione sconfortante per il trasporto ferroviario a livello nazionale e regionale.
Secondo il Rapporto, il Veneto, con i suoi oltre 150 mila pendolari che ogni giorno usano il treno per spostamenti legati al lavoro o allo studio, è ancora una delle regioni che meno investe nella mobilità ferroviaria. Gli stanziamenti regionali per il servizio e il materiale rotabile non raggiungono nemmeno lo 0.3% del bilancio, si fermano appena allo 0.28%.
Pesa un quadro nazionale in cui l’offerta per l’alta velocità aumenta, mentre quella per i pendolari cala. Ma poi incidono alcune scelte prese sul territorio. Nel decennio 2003-2012, il Veneto ha diretto oltre il 92% della spesa per infrastrutture sulla rete stradale e autostradale. Il Piemonte ha investito il 44% sulla rete ferroviaria, la Lombardia il 35%, l’Emilia-Romagna il 26%.
Con queste cifre non sorprende che il progetto della metropolitana regionale sia rimasto sostanzialmente fermo al palo dopo un decennio di annunci. Eppure è proprio da qui che occorre partire per invertire la rotta. Il nodo Veneto è uno di quelli dove più forte è la contraddizione tra domanda crescente e offerta calante. Anziché agire per correggere una situazione che conosce estremi drammatici (come i casi della linea Bassano-Padova, Schio-Vicenza o Treviso-Venezia), la giunta Zaia ha avallato, ancora nel 2011, un aumenta delle tariffe (+ 15%) e una riduzione dell’offerta (- 3.5%). Il ritardo del Veneto sul fronte della mobilità metropolitana non è il frutto di un destino avverso, ma la conseguenza di scelte politiche precise. Scelte politiche di cui l’asse Lega-Pdl ha la piena responsabilità e che meritano di essere corrette in modo profondo.

mercoledì 19 dicembre 2012

BACINO DI CALDOGNO: ESITAZIONI DI ZAIA INCOMPRENSIBILI

Basta esitazioni, Zaia prenda coraggio e faccia il suo dovere di Presidente. 
La discussione sui poteri speciali che il Governo ha assegnato al Presidente della Regione per la costruzione del bacino di laminazione a Caldogno, in provincia di Vicenza, è di fondamentale importanza. L’esitazione di Zaia su questi poteri speciali mi pare incomprensibile. Non è questo il momento di lasciare soli i cittadini dei comuni a rischio alluvione e i loro Sindaci. Le competenze su questa materia sono regionali, non si capisce perché il Presidente della Regione voglia sottrarsi. È come se rinunciasse a nominare i direttori generali delle Ulss, cercando qualcuno a cui demandare il compito.
Il nostro Presidente ama ripetere un detto: “male non fare, paura non avere”. Questa volta rivolgiamo a lui questa esortazione. Prenda coraggio e faccia il suo dovere di Presidente. Se toccasse ai Sindaci assumersi questo compito credo che il Presidente Zaia dovrebbe più di una spiegazione ai veneti.

mercoledì 12 dicembre 2012

SUI PRATI, GHIACCIATI, DI LIZZANO IN BELVEDERE

fine anni trenta. Toni Giuriolo a Baita Segantini. Sullo sfondo il Cimon dela Pala
Il 12 dicembre del 1944 Antonio Giuriolo veniva colpito dal fuoco tedesco sulle pendici del monte Belvedere, sull'Appennino. Nella notte nella zona torna a cadere le neve e il corpo del capitano Toni non può essere recuperato. Lo ritroveranno nel marzo successivo, intatto ma con una granata che i tedeschi hanno lasciato collegata al cadavere. Domenica con gli alpini di Vicenza, invitati dal sindaco di Lizzano in Belvedere, torneremo tra i prati ghiacciati dell'Appennino. Tra le contrade dove il capitano Toni ha lasciato un ricordo vivido, quasi come tra i nostri colli di Castello, dove è nato. Ci sarà anche Antonio Trentin, l'unico biografo di Giuriolo. La sua biografia è appena stata ristampata, aggiornata dopo trent'anni dalla prima edizione. Toni Giuriolo, un maestro di libertà, si intitola. A gennaio verrà a presentarla ad Arzignano, a Castello, nei luoghi dove Giuriolo è nato e cresciuto. Tra le nostre colline, anch'esse ghiacciate.