giovedì 21 luglio 2011

SUL DAL MOLIN LA PROVINCIA DI VICENZA ANDREBBE CHIUSA PER IRRILEVANZA

Lo stallo sulle compensazioni per il Dal Molin è indicativo. La Provincia di Vicenza è ferma al palo e assente su tutti i temi che contano per il futuro del territorio. Se serve solo a prolungare l’indecisione, potrebbe anche chiudere i battenti per irrilevanza.

Mentre a Vicenza l’Amministrazione di centrosinistra è riuscita oltre un anno fa a promuovere un voto del Consiglio comunale condiviso anche dalla minoranza, in Provincia Pdl e Lega hanno faticato non solo a coinvolgere l’opposizione, ma persino a trovare un’intesa al loro interno.

Abbiamo assistito ad uno stallo incomprensibile, soprattutto alla luce dell’accordo che il Comune di Vicenza ha già trovato con il Governo di centrodestra a livello nazionale. Andando avanti di questo passo si perde solo tempo alla ricerca di intese superate dai fatti, giusto in tempo per la pausa estiva. Se serve solo a prolungare l’indecisione, a settembre questa Provincia potrebbe anche proclamare una chiusura per irrilevanza.

La questione del Dal Molin è solo una delle tante vicende in cui la Provincia sta dimostrando totale assenza progettuale. Basti pensare alla politica del mutismo a cui si assiste su quel tema essenziale e urgente per il vicentino che è la definizione di una strategia complessiva della mobilità ferroviaria, tra Tav e Sfmr. Servirebbe una visione orientata al futuro, e invece ci ritroviamo con lo sguardo corto di un’amministrazione che vivacchia gestendo l’esistente. Il futuro del territorio ha bisogno di altro.


venerdì 8 luglio 2011

SCUOLA: DALLA FINANZIARIA UNA MINACCIA AI SERVIZI SUL TERRITORIO

Le norme sulla razionalizzazione della spesa scolastica? Una mannaia cieca calata dall’alto, che impone una riorganizzazione in tempi impraticabili e rischia concretamente di danneggiare qualità e continuità dei servizi sul territorio. Questo ho dichiarato nella conferenza stampa convocata stamani nella sede provinciale del Pd, per commentare i contenuti della Finanziaria relativi alla spesa per l’organizzazione scolastica.
Con eccezioni e deroghe per le realtà montane e isolane, l’articolo 19 del DL 98 fissa a partire dall’anno scolastico 2011-12 l’obbligo di aggregare in istituti comprensivi le scuole dell’infanzia, quelle primarie e quelle secondarie di primo grado. Le istituzioni scolastiche autonome costituite da direzioni didattiche o da scuole secondarie di primo grado vengono soppresse. L’autonomia scolastica è negata per gli istituti comprensivi con meno di 1.000 alunni. E vengono eliminati i dirigenti scolastici a tempo indeterminato sin qui assegnati alle istituzioni scolastiche con meno di 500 alunni, con tagli anche alla possibilità di esonero parziale per i vicari.
Nel territorio vicentino queste regole toccheranno 16 direzioni didattiche e 8 scuole medie, più altri istituti comprensivi che attualmente non rispettano il criterio dei mille alunni. Gli enti locali sono costretti da queste norme ad affrontare in forse appena un mese di tempo (dopo l’approvazione della manovra) scelte di dimensionamento e dislocazione territoriale delle strutture scolastiche che normalmente richiedono un anno di tempo.
In barba alle parole d’ordine sull’autonomia, la responsabilizzazione, il merito e la qualità queste regole del Governo minano l’efficienza di alcune realtà scolastiche, abolendo la figura dei dirigenti e forse affidandosi allo spirito di volontariato di alcuni insegnanti. È una misura assurda e la cosa meno accettabile di tutte è che, alla faccia del federalismo e della sussidiarietà, misure che richiedono la saggezza di chi sta sul territorio, siano calate dall’alto senza alcuna concertazione preventiva.

martedì 5 luglio 2011

DA ZUCCATO (ASSINDUSTRIA) UNA VISIONE CONCRETA. PD PRONTO A DISCUTERLA

Dopo la sua relazione all'Assemble annuale di Assindrustria Vicenza, ritengo che quella di Roberto Zuccato sia una visione concreta sui temi dello sviluppo e sul futuro delle giovani generazioni. È una visione che il Partito Democratico è pronto a discutere, per aprire una pagina nuova che vada oltre i vent’anni del berlusconismo.

L'analisi di Demos presentata ieri, invece, è uno spaccato molto interessante e stimolante. Fa riflettere la totale divergenza tra le priorità espresse dal territorio e l’agenda su cui si sta concentrando il Governo. I cittadini e le imprese chiedono politiche per lo sviluppo capaci di creare valore, occupazione, in una parola: futuro. Quando l’azione dell’esecutivo è così fortemente scollegata dal paese reale, l’antipolitica è una tentazione forte, ma è la cura sbagliata al problema. Oggi la soluzione allo stallo è una sola e si chiama alternanza: passa attraverso il voto dei cittadini e un’alternativa di progetto credibile all’attuale maggioranza.