martedì 7 giugno 2011

ULSS SQUILIBRATE: STABILIRE LIVELLI DI RIFERIMENTO PER TUTTI

Articolo di Piero Erle sul Giornale di Vicenza riguardo i dati che ho elaborato sugli squilibri fra le Ulss del Veneto:

Riequilibrio di risorse? In realtà sul territorio veneto rimangono disparità eclatanti tra le
Ulss. A denunciarlo è Stefano Fracasso, consigliere regionale del Partito democratico,
componente della commissione “Sanità”.
UNA SVOLTA C’È STATA. «Il riparto 2011 alle aziende venete presenta notevoli novità sotto il profilo dei criteri di finanziamento», premette Fracasso, riconoscendo quindi il lavoro svolto dall’assessore Luca Coletto e dal dirigente Domenico Mantoan. «La torta è importante: quasi 8 miliardi di euro da distribuire alle 22 Ulss della regione. Per la prima volta vengono introdotti i cosiddetti “costi standard", vale a dire stessa quota a tutti in base alla popolazione residente, alla popolazione anziana (che richiede più assistenza sanitaria) e correzioni per le aree territoriali a bassa densità di popolazione (montagna, laguna)».
«SERVE ALTRO». Ma non va certo tutto bene. «Nel corso della discussione in commissione “Sanità” ho spesso sottolineato - attacca Fracasso - che ai “costi standard” occorre si accompagnino indicatori di “dotazione standard” per le singole aziende: quanti medici, quanti infermieri, quanti operatori di assistenza a parità di popolazione, per fare un qualche esempio. E così pure vanno definiti i livelli di prestazione standard: quanti esami specialistici pro-capite». Fracasso anzi arriva a chiedere anche che si arrivi a definire livelli standard accettabili per altri dati “delicati” - perché sono sommatorie di casi singoli- come il numero di esenzioni dai ticket riconosciute dalle singole Ulss , e il quante numero di “fughe”, cioè di residenti che vanno a farsi curare in altre Ulss, o addirittura fuori regione, e quindi comportano un costo per l’Ulss di riferimento.
LA DENUNCIA: FORTI SQUILIBRI IN VENETO. Senza questi livelli standard, «il rischio è che gli squilibri nella qualità del servizio sanitario crescano anziché diminuire», attacca Fracasso, che è andato a fare i calcoli prendendo le cifre ufficiali cioè quelle del “Libro bianco del servizio socio-sanitario veneto 2000-2009” pubblicato dalla Giunta Zaia in dicembre.
«Nel Veneto ci troviamo di fronte a profonde differenze di dotazione delle diverse Ulss e altrettantedifferenzedi prestazione. Per stare agli indicatori più grossolani, ci sono Ulss in cui ci sono 20 medici ospedalieri ogni 10 mila abitanti e Ulss che ne hanno la metà». È il caso - emerge nel grafico a fianco, che riporta cifre evidenziate dallo stesso Fracasso - dello sbilancio netto tra Belluno e Adria, mentre le Ulss vicentine si ritrovano con qualcosa di più ma ben lontane da quella bellunese.
PRESTAZIONI E INFERMIERI: ALTRE MACRO-DIFFERENZE. Ci sono anche Ulss, sottolinea il consigliere Pd, «in cui si fanno quattro volte più prestazioni specialistiche che in altre». In questo caso il grafico evidenzia i casi delle Ulss beriche (esclusa Vicenza, che come Ulss capoluogo «ha un ruolo di scala provinciale») rispetto a quella di Rovigo. Non solo: «Nei distretti di alcune Ulss ci sono dieci volte gli infermieri presenti in altre», e Fracasso indicai casi dell’Ulss 10 delVeneto orientale (San Donà) rispetto a quella veronese di Bussolengo.
«TORNANO ALLA “SPESA STORICA”».«Quali sono gli indicatori ottimali?Queste Ulss avranno lo stesso trasferimento pro-capite (pesatoper la componente anziana) senza che si sappia se stanno lavorando meglio quelle che hanno più personale o meno, o quelle che fanno più prestazioni di quelle che ne fanno meno», sostiene Fracasso. Che rimarca come per ora la maggioranza Lega-Pdl abbia addirittura applicato correttivi al riparto ricorrendo al criterio «della spesa storica (distribuzione in base a quello che si spendeval'anno prima). Per questo i consiglieri di minoranza non hanno partecipato al voto finale».
Nelle scorse settimane peraltro l’assessore Coletto ha anticipato che il nuovo Piano socio-sanitario ridefiniràle piante organiche di ogni Ulss, “redistribuendo” anche risorse umane tra aziende con troppi dipendenti e altre sotto-organico. «A me è stato risposto che le Ulss con carenza di organici non potranno comunque assumere: è evidente - conclude Fracasso- che ci vuole assolutamente un riequilibrio».

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