mercoledì 29 giugno 2011

TRENI TEDESCHI: LA REGIONA SOSTENGA LE RICHIESTE DI VICENZA

Ho presentato ieri mattina un'interrogazione a risposta immediata, per chiedere alla Regione Veneto se intenda affiancare il Comune di Vicenza nel ricorso all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato contro il divieto imposto dal Ministero dei Trasporti di fa fermare i treni della società LeNord-Deutsche Bahn-Öbb nella stazione di Vicenza.
Richiamando l’attenzione alla risposta fornita all’interrogazione sullo stesso argomento presentata nel dicembre 2010, mi vien da osservare che la mancata fermata dei treni tedeschi a Vicenza è solo l’ennesima dimostrazione di un problema ormai drammatico: sulla collocazione del nodo vicentino all’interno della strategia regionale dei trasporti su rotaia, la Giunta regionale non ha un’idea definita. Tra i ritardi nella Sfmr, i rinvii governativi sul nodo della Tav e le pressioni di Trenitalia per ostacolare l’ingresso nel mercato di operatori concorrenti, non c’è occasione in cui la nostra provincia non paghi un prezzo grave alle indecisioni della politica romana e veneziana.

martedì 28 giugno 2011

PIANO CASA: LA COMPETENZA RESTI AI COMUNI

Domani 29 giugno si aprirà in Consiglio Regionale il dibattito sul Piano Casa. Siamo disponibili alla discussione, purché non venga scavalcata l’autonomia dei comuni. Il piano casa potrebbe poi essere un’ottima occasione per approvare una semplificazione in materia di autorizzazioni per gli impianti alimentati da energia rinnovabile. Gli ultimi decreti attuativi del ministero dello Sviluppo Economico consentono la delega delle funzioni ai Comuni: nello stesso verso va il Disegno di Legge che ho presentato come primo firmatario il 17 giugno scorso. Chiediamo che per gli impianti di portata inferiore ad 1MW la competenza passi nelle mani dei Comuni. Dopo il quarto conto energia e dopo l’esito dei referendum dobbiamo spingere sulle energie rinnovabili: e per questo è necessario che i comuni abbiano voce in capitolo.

mercoledì 22 giugno 2011

TRENITALIA, DISSERVIZI E CARO BIGLIETTI: I PENDOLARI PAGANO DUE VOLTE

Sui servizi ferroviari siamo di fronte ad uno spettacolo surreale, dopo che la Giunta regionale ha annunciato ieri un rincaro del 15% dei biglietti dei treni e del 2% degli abbonamenti: mentre ogni giorno si ripetono le proteste degli utenti per i disservizi di Trenitalia, la Regione insiste con l’arrogante ricetta a base di multe e rincari. Si tratta di scelte inaccettabili, tanto più considerando che la qualità del servizio per i pendolari, in Veneto, è a livelli qualitativamente molto scarsi.
Anziché agire per migliorare il servizio e reperire le risorse per accelerare sulla costruzione della metropolitana di superficie, la Regione Veneto scarica sugli utenti i tagli al bilancio che il Governo di Bossi e Berlusconi ha deciso e che le regioni di centrodestra hanno subito passivamente. I tagli di bassa Lega varati dalla Giunta Zaia non potevano che significare rincari pesanti, pagati in toto dagli utenti, cioè dai soggetti deboli del trasporto pubblico.
I dati del rapporto Pendolaria 2010 ci dice che già nel 2010 il Veneto aveva stanziato per il trasporto ferroviario dei pendolari appena lo 0.04% del proprio bilancio. Nel 2010 era il dato peggiore di tutte le regioni d’Italia, che i nuovi tagli non fanno che peggiorare. La Lombardia stanzia lo 0.43%, la Toscana lo 0.56%, l’Emilia lo 0.28%, il Piemonte lo 0.12%. Dal 2003 al 2010, il Veneto ha investito in infrastrutture stradali quasi il 94% della spesa per infrastrutture e appena il 6% per quelle ferroviarie. I disservizi subiti dai 140 mila pendolari veneti nascono da questa scelta, che, come nota Legambiente, ha portato nel 2010 a stanziare per il trasporto dei pendolari quanto per il sostegno culturale ai Veneti nel mondo.
Con i tagli lineari applicati anche al comparto del trasporto su gomma l’offerta complessiva per cittadini, studenti e lavoratori, rischia di essere ulteriormente ridimensionata. Un’area metropolitana come quella veneta dovrebbe seguire una rotta inversa e garantire più investimenti su questo fronte, anziché maggiori tagli. In gioco c’è il diritto alla mobilità, che tra mancati investimenti passati e tagli odierni, rischia di diventare sempre meno concreto.

domenica 19 giugno 2011

ALTA VELOCITA': BUONO L'ACCORDO STATO-REGIONE, ORA DIVENTI PRIORITA'

L’accordo Stato-Regione che ricomprende TAV e Metropolitana di Superficie è un buon risultato quello ottenuto ieri, che segna un passo avanti importante per colmare il ritardo del nostro sistema-paese. L’inserimento della TAV nelle opere della Legge Obiettivo è una grande occasione che non deve essere usata dal governo come alibi per poi restarsene ai margini delle scelte sulla mobilità. Nello stesso accordo siglato ieri si parla di sistema metropolitano dei trasporti, lungo tratte locali come Vicenza-Castelfranco, Treviso-Conegliano, ma anche Quarto D’Altino-Portogruaro e Padova-Monselice. Potrebbe essere un punto di svolta per il futuro del nostro territorio: ritengo che l’assessore Chisso farebbe bene a venire quanto prima in consiglio regionale ad illustrare l’insieme dei progetti e delle procedure che si intendono seguire. Aspettiamo poi un impegno forte del governo per lo stanziamento dei fondi con la Finanziaria, perché ad oggi i soldi ci sono solo per la TAV fino a Brescia.

lunedì 13 giugno 2011

REFERENDUM: VITTORIA DELLA PARTECIPAZIONE, GOVERNO LONTANO DAL PAESE REALE

Una vittoria della partecipazione, una scelta chiara sui contenuti, un segnale di cambiamento. Quesot mostrano, a caldo, i risultati del voto sui referendum.
Penso che nei risultati del voto, a livello italiano ma anche vicentino, si possano leggere tre dati: una vittoria della partecipazione, una scelta chiara sui contenuti, un segnale di cambiamento. Penso al dato nazionale, ma anche a quello veneto e a quello vicentino. Un’affluenza nazionale al 57% è già un ottimo dato, ma in Veneto questa soglia si è spinta sino al 58.9% e nella nostra provincia al 59.5%. C’è stata una voglia di riprendere in mano le scelte sui temi che contano. E questa voglia è stata indubbiamente trasversale agli schieramenti politici. Di certo, ripetendo sino all’ultimo giorno il loro appello astensionista, Silvio Berlusconi e Umberto Bossi hanno dimostrato una serissima distanza dal paese reale. Ora tocca alle forze dell’alternativa ottenere dal Governo una discussione vera sulla regolazione del servizio idrico e un impegno serio sulle rinnovabili.

venerdì 10 giugno 2011

DIRTY LEATHER: COINVOLGIMENTO BANCHE NOTIZIA AVVILENTE

E' di questi giorni la notizia della multa comminata a 4 istituti di credito per il mancato rispetto delle norme antiriciclaggio.
Il possibile coinvolgimento di istituti bancari nel caso Dirty Leather sarebbe, se confermato, una notizia deprimente, soprattutto considerando il difficile rapporto col mondo del credito che hanno purtroppo, in questi tempi di crisi, i tanti imprenditori onesti del nostro territorio.
Nel nostro paese gli onesti pagano per tutti. E questo vale anche nel mondo delle imprese, dove la maggior parte delle aziende deve fare i conti ogni giorno con la difficile realtà di un’imposizione fiscale alta, che questo centrodestra non è riuscito mai, in tutti questi anni di governo, a ridurre. Il quadro che emerge da queste indagini è deprimente, perché mostra una collusione tra una rete ampia e ramificata di soggetti e attori. I tanti imprenditori onesti, che pagano gli effetti di questa concorrenza sleale, meritano che questi comportamenti illeciti siano puniti in modo esemplari.

martedì 7 giugno 2011

ULSS SQUILIBRATE: STABILIRE LIVELLI DI RIFERIMENTO PER TUTTI

Articolo di Piero Erle sul Giornale di Vicenza riguardo i dati che ho elaborato sugli squilibri fra le Ulss del Veneto:

Riequilibrio di risorse? In realtà sul territorio veneto rimangono disparità eclatanti tra le
Ulss. A denunciarlo è Stefano Fracasso, consigliere regionale del Partito democratico,
componente della commissione “Sanità”.
UNA SVOLTA C’È STATA. «Il riparto 2011 alle aziende venete presenta notevoli novità sotto il profilo dei criteri di finanziamento», premette Fracasso, riconoscendo quindi il lavoro svolto dall’assessore Luca Coletto e dal dirigente Domenico Mantoan. «La torta è importante: quasi 8 miliardi di euro da distribuire alle 22 Ulss della regione. Per la prima volta vengono introdotti i cosiddetti “costi standard", vale a dire stessa quota a tutti in base alla popolazione residente, alla popolazione anziana (che richiede più assistenza sanitaria) e correzioni per le aree territoriali a bassa densità di popolazione (montagna, laguna)».
«SERVE ALTRO». Ma non va certo tutto bene. «Nel corso della discussione in commissione “Sanità” ho spesso sottolineato - attacca Fracasso - che ai “costi standard” occorre si accompagnino indicatori di “dotazione standard” per le singole aziende: quanti medici, quanti infermieri, quanti operatori di assistenza a parità di popolazione, per fare un qualche esempio. E così pure vanno definiti i livelli di prestazione standard: quanti esami specialistici pro-capite». Fracasso anzi arriva a chiedere anche che si arrivi a definire livelli standard accettabili per altri dati “delicati” - perché sono sommatorie di casi singoli- come il numero di esenzioni dai ticket riconosciute dalle singole Ulss , e il quante numero di “fughe”, cioè di residenti che vanno a farsi curare in altre Ulss, o addirittura fuori regione, e quindi comportano un costo per l’Ulss di riferimento.
LA DENUNCIA: FORTI SQUILIBRI IN VENETO. Senza questi livelli standard, «il rischio è che gli squilibri nella qualità del servizio sanitario crescano anziché diminuire», attacca Fracasso, che è andato a fare i calcoli prendendo le cifre ufficiali cioè quelle del “Libro bianco del servizio socio-sanitario veneto 2000-2009” pubblicato dalla Giunta Zaia in dicembre.
«Nel Veneto ci troviamo di fronte a profonde differenze di dotazione delle diverse Ulss e altrettantedifferenzedi prestazione. Per stare agli indicatori più grossolani, ci sono Ulss in cui ci sono 20 medici ospedalieri ogni 10 mila abitanti e Ulss che ne hanno la metà». È il caso - emerge nel grafico a fianco, che riporta cifre evidenziate dallo stesso Fracasso - dello sbilancio netto tra Belluno e Adria, mentre le Ulss vicentine si ritrovano con qualcosa di più ma ben lontane da quella bellunese.
PRESTAZIONI E INFERMIERI: ALTRE MACRO-DIFFERENZE. Ci sono anche Ulss, sottolinea il consigliere Pd, «in cui si fanno quattro volte più prestazioni specialistiche che in altre». In questo caso il grafico evidenzia i casi delle Ulss beriche (esclusa Vicenza, che come Ulss capoluogo «ha un ruolo di scala provinciale») rispetto a quella di Rovigo. Non solo: «Nei distretti di alcune Ulss ci sono dieci volte gli infermieri presenti in altre», e Fracasso indicai casi dell’Ulss 10 delVeneto orientale (San Donà) rispetto a quella veronese di Bussolengo.
«TORNANO ALLA “SPESA STORICA”».«Quali sono gli indicatori ottimali?Queste Ulss avranno lo stesso trasferimento pro-capite (pesatoper la componente anziana) senza che si sappia se stanno lavorando meglio quelle che hanno più personale o meno, o quelle che fanno più prestazioni di quelle che ne fanno meno», sostiene Fracasso. Che rimarca come per ora la maggioranza Lega-Pdl abbia addirittura applicato correttivi al riparto ricorrendo al criterio «della spesa storica (distribuzione in base a quello che si spendeval'anno prima). Per questo i consiglieri di minoranza non hanno partecipato al voto finale».
Nelle scorse settimane peraltro l’assessore Coletto ha anticipato che il nuovo Piano socio-sanitario ridefiniràle piante organiche di ogni Ulss, “redistribuendo” anche risorse umane tra aziende con troppi dipendenti e altre sotto-organico. «A me è stato risposto che le Ulss con carenza di organici non potranno comunque assumere: è evidente - conclude Fracasso- che ci vuole assolutamente un riequilibrio».

domenica 5 giugno 2011

PER I REFERENDUM SULL'ACQUA PUBBLICA

Mio intervento sui referendum, dal Giornale di Vicenza di oggi.

Troppa demagogia sul referendum sull'acqua, scrive sul Giornale di Vicenza Giancarlo Corò. I problemi di efficienza che riguardano il servizio idrico non si risolvono con una croce sul Si o sul No. Teniamoci quindi lontani dagli slogan e dalle letture ideologiche e affrontiamo nel merito la questione.
Nel suo procedere per decreto il Governo ha introdotto l'obbligo della gara per la gestione del servizio idrico o, in alternativa, la cessione del quaranta per cento del capitale delle aziende pubbliche, di proprietà dei comuni. Sarà questa la leva della futura efficienza? Credo proprio di no e cercherò di spiegare il perché. Come ha ben illustrato Antonio Massarutto nel suo documentato libro “Privati dell'acqua” uno sguardo oltre i confini nazionali aiuta a capire che a rendere più o meno efficiente il servizio idrico non è il tipo di gestore, pubblico o privato, ma la qualità del regolatore. Così in Europa si danno ottime esperienze dove i gestori sono società pubbliche di proprietà degli enti locali (Germania) o dove sono prevalentemente privati (Francia).
Cosa hanno in comune queste esperienze? Innanzitutto che il regolatore, sempre pubblico, quello che definisce gli standard del servizio, programma gli investimenti, fissa la tariffa, controlla la qualità, è un soggetto forte, autorevole, competente, in grado di governare sul serio la materia e di porre in atto pesanti sanzioni per le inadempienze. E in Italia? Nella sua foga da decreto il Governo ha abolito le pur deboli autorità di regolazione italiane, le Autorità d'Ambito (chiamate appunto ATO e costituite dai Sindaci), mettendo nella completa incertezza il governo dell'intero sistema. Coloro che dovrebbero fissare i paletti! per le gare volute dal governo sono stati aboliti, e ora le Regioni stanno correndo ai ripari per cercare di salvare il salvabile. L'unica cosa certa dell'attuale soluzione legislativa saranno delle gare gestite da regolatori in regime di proroga, deboli sotto il profilo della competenza tecnica e giuridica e privi di qualsiasi strumento efficace di verifica, controllo e sanzione delle inadempienze dei gestori. E quindi non c'è da attendersi nessun incremento di efficienza da questa “privatizzazione” ma un sicuro aumento dei conteziosi tra regolatori e gestori ( e non oso immaginare cosa possa succedere al sud…). Se si vuole migliorare questo servizio la via è quella di una seria legge di riforma che parta innazitutto dai poteri delle autorità pubbliche di regolazione, e proposte in tal senso giacciono in parlamento da tempo (compresa quella del Partito Democratico) ma la maggioranza si guarda bene dal volerle discutere. Credo sia abbastanza per comprendere che una “privatizzazione” delle gesti! oni, peraltro obbligata, senza regolazione forte non può funzionare e la tardiva istituzione di una Agenzia Nazionale per la Regolazione del Servizio Idrico, fatta anch'essa per decreto nella speranza di evitare il referendum, non è sufficiente. Si pensi che questa agenzia dovrebbe valutare e approvare le oltre cento proposte di piani di investimento e tariffa degli ATO (abrogati) d'Italia!
Insomma i sindaci si vedono oggi costretti a mettere a gara il servizio o a cedere quota delle società dei comuni senza che si sia valutato con chiarezza il livello di efficienza dei loro gestori, distinguendo i “buoni” dai “cattivi”. L'entrata dei privati non garantisce l'aumento degli investimenti, come da qualche parte si sostiene, perché non è il gestore a decidere di questi e nemmeno della tariffa. Per far crescere gli investimenti ci vogliono le decisioni politiche delle autorità di regolazione (ATO, Agenzia Nazionale) e da quest! i bisogna partire per migliorare il sistema, non da obblighi di gara o di (s)vendita.

giovedì 2 giugno 2011

LA REGIONE RIASSEGNI I 30 MILIONI DI EURO AL TRASPORTO PUBBLICO

I Sindacati hanno proclamato ieri e l’altro ieri il blocco dei trasporti pubblici nel Veneto e non gli si può dare torto. La riduzione dell’11% dei tagli regionali si è dimostrata una manovra inutile e noi l’avevamo già annunciato. Di fronte alla denuncia di Confservizi è necessario che la Regione provveda, in sede di assestamento, a riassegnare al trasporto pubblico quei 30 milioni tagliati dal bilancio 2011. La crisi economica ha fatto crescere i costi del gasolio e delle polizze assicurative, ma FTV è un’azienda sana e deve essere messa in condizione di migliorare la qualità del proprio servizio. Tagliare 1,1 milioni di euro a FTV significa commettere un doppio errore: verso FTV e verso i cittadini, con il solo risultato di minare la relazione positiva tra un’azienda in salute e cittadini-utenti soddisfatti . Schneck prevede di contenere l’aumento dei costi del biglietto entro il 3% sfruttando i vantaggi offerti dalla “convezione Provincia-FTV-Popolare di Vicenza", io penso che la regione sia chiamata ad una decisione politica importante sul trasporto pubblico regionale.


NUCLEARE: LA DECISIONE DELLA CASSAZIONE E' IL PRIMO PASSO

La corte di Cassazione ha appena confermato l'ammissibilità del quesito referendario sul nucleare. E’ una notizia che mi rassicura: ho temuto che potesse compiersi il tentativo del governo di sottrarre la decisione alla volontà dei cittadini.
La questione nucleare è un tema che mi vede coinvolto fin da quand’ero ragazzo e lontano dalla politica; osservo ciò che accade fuori dai nostri confini e vedo che il mondo si è fermato a riflettere dopo la tragedia di Fukushima. Ieri Angela Merkel ha annunciato una “exit strategy” dal nucleare che porterà la Germania a chiudere tutti gli impianti nucleari entro il 2022; qualche giorno fa la stessa strada l’ha imboccata anche la Svizzera. Exit strategy, per il governo tedesco, significa investire in energie rinnovabili ed efficienza energetica. Hanno capito che conviene anche per rilanciare crescita ed occupazione: le energie rinnovabili potrebbero fruttare 500 mila nuovi posti di lavoro entro il 2020 nelle stime del governo tedesco. Il 12 e 13 giugno abbiamo la possibilità di spingere l’Italia a percorrere la strada della sostenibilità.