sabato 28 maggio 2011

DISSENSI 2011 PARTE IL 29 MAGGIO

La presentazione di DisSensi 2011 sul Giornale di Vicenza del 25 maggio. Articolo di Silvia Castagna.

Welcome to Sodoma Land. Benvenuti a Sodoma e nelle Meretri-city, le città dove si vendono corpi e intelletti. Il termine dà il titolo alla sesta edizione di Dissensi, festival organizzato dall'associazione di impegno civico Arzignano Futura, che prenderà il via i 29 maggio ad Arzignano. Musica, danza, letteratura, reading: quattro gli appuntamenti previsti per l'edizione 2011, dedicata alla mercificazione dei corpi e delle menti, al rapporto fra umanità e valore, tra denaro e potere. Dopo aver scandagliato, negli anni scorsi, i temidell'eros, dellafelicità, delle catastrofi vere o metaforiche, del meticciato culturale in "razzabastarda" e della disinformazione nell'edizione dello scorso anno dedicata alla “disinformatia spa", filo conduttore della rassegna di quest'anno sarà “l'orgia del potere".
L'Italia, questo il punto di partenza degli organizzatori, non è un paese per meritevoli, è una meretri-city, dove “il mercimonio dei corpi e degli intelletti è innalzato a dignità di Stato. Orde di giovani cortigiane e di grigi vassalli s'offrono in pasto ai feudatari del momento. È una gaudente civiltà postribolare".
Si ragiona quindi, a partire da spunti di cronaca, sul machismo e sui festini con le escort - mentre nelle locandine provocatoriamente la escort è solo una vecchia Ford - sugli scandali sessuali che coinvolgono i potenti, sull'eterna questione morale, sul cinismo di chi si vende e sull'indifferenza di chi compera.
Un unico tema declinato nella dimensione musicale, letteraria, artistica, con eventi ospitati in concerie e officine, ovvero nei luoghi quotidiani della produzione industriale.
Debutto quindi il 29 maggio alle 20.45 nel cortile dell'ex Filanda Bonazzi - Lagnerini in via Giuriolo, dove andrà in scena “Carnival-ovvero delle donne e dei misteri". Sara Bertazzo, Laura Di Cesare, Veronica Pasqualotto, Michela Schiavon, Giulia Simontacchi della compagnia di danza Koreos, di Padova, rappresenteranno il mondo femminile in bilico tra l'essere e l'apparire: da un lato donne che si vendono per arrivare, dall'altro quelle che lontano dai riflettori sgomitano e lavorano per sopravvivere.
Il 3 giugno la conceria Priante in Quinta strada ospiterà la musica di Danilo Rea, pianista jazz fra i più ricercati del panorama musicale italiano, che renderà omaggio a Fabrizio De Andrè con "Bocca di rosa recital piano solo".
L'8 giugno appuntamento letterario con Mariapia Veladiano, che all'oratorio Zamperetti, in piazza della Vittoria a Castello, presenterà il suo romanzo: "La vita accanto", storia di una donna brutta e consapevole di esserlo e per questo “abituata ad esistere in punta di piedi, sul ciglio estremo del mondo".
Il 10 giugno, infine, alle officine Anzolin in via Novara, Alessandra Faiella, leggerà alcuni passi del suo libro “Il lato B", ovvero la storia di Katia, che concedendo favori, di politico in politico, riesce a imporsi mettendo intelligenza e bellezza a servizio esclusivo del denaro.
L'ingresso a tutti gli appuntamenti è gratuito. Info su www.dissensi.ilcannocchiale.it.


venerdì 27 maggio 2011

SREBRENICA, GIANNI RIGONI STERN E LE VACCHE RENDENA

Ieri è stato arrestato dopo una lunga latitanza Rakto Mladic, il "macellaio di Srebrenica". Accusato di crimini di guerra e genocidio dovrà rispondere alla Corte Internazionale dell'Aja, come già Karadzic e Milosevic. Arriverà così giustizia per le vedove di Srebrenica, dove si consumò il massacro dei musulmani bosniaci sotto gli occhi dei caschi blu olandesi. L'anno scorso a DisSensi (la nuova edizione, invece, inizia domani 29 maggio) Roberta Biagiarelli ha raccontato questa pagina nera dell'Europa nel suo monologo, forte e toccante, Souvenir Srebrenica. Da qualche giorno Gianni Rigoni Stern, figlio di Mario, è tornato in Bosnia, dove ha portato una quarantina di vacche rendena per far ripartire la piccola agricoltura delle colline insanguinate. Una storia tutta da raccontare, da altopiano ad altopiano, un ponte di solidarietà tra malghe e alpeggi.
Qui la storia delle vacche di Gianni Rigoni Stern, raccontata sul Corriere del Veneto.

martedì 24 maggio 2011

SBLOCCARE LO STALLO PER IL NUOVO OSPEDALE DELL'OVEST VICENTINO

Il sottoscritto e Maurizio Scalabrin, ex sindaco di Montecchio Maggiore, facciamo un appello per sbloccare il clamoroso ritardo progettuale relativo al nuovo polo sanitario di Montecchio Maggiore. Chiediamo che venga presentata in Regione, ai Sindaci e nei consigli comunali la proposta progettuale per sbloccare i 50 milioni di euro che la Regione ha stanziato per il nuovo ospedale dell’ULSS 5 a Montecchio Maggiore. Il rischio dello stallo è perdere le risorse già stanziate.
“A Gennaio - ricorda Maurizio Scalabrin, dopo un consiglio comunale congiunto tra Arzignano e Montecchio - la Regione ha stanziato 50 milioni di euro, che però rischiano di rimanere lì per poi tornare indietro”.
"Nell’ultimo consiglio comunale la giunta di Montecchio ha rassicurato il consiglio comunale sulla prosecuzione dell’iter verso l’ospedale, ma adesso mi sento di dire che erano chiacchere di partito, rivolte ad altri interlocutori”.
Inoltre, una nota scritta a firma dei dirigenti della Regione Veneto Antonio Canini e Domenico Mantoan ci conferma che l’iter è sospeso al marzo 2010 e da allora non è pervenuto nulla in Regione: non è stata depositata alcuna bozza progettuale, né è stata comunicata dai sindaci la necessaria variante urbanistica. Sono passaggi necessari per procedere, senza i quali quindi tutto è fermo.
Aspettiamo la presentazione di una prima fase progettuale da parte del direttore generale Alessi, ma abbiamo voluto suonare il campanello d’allarme, per evitare che i soldi restino immobilizzati. È un dovere per il nostro territorio.

BOSCARDIN SUL GIORNALE DI VICENZA

Pezzo di Silvia Castagna sul mio saggio "Quando l'acqua del Chiampo cambiava colore" dedicato ad Antonio Boscardin e compreso nel nuovo numero della rivista di storia contemporanea Venetica. Dal Giornale di Vicenza di oggi.

«In questo mese, il 9 gennaio 1974, sono andato con il mio professore ed altri miei amici lungo gli argini del torrente Chiampo, che attraversa la nostra città. Questo è molto sporco, la sua acqua a volte è di colore grigio per colpa degli scarichi, delle abitazione, delle segherie di marmo e delle concerie più a valle». «Oggi 22 ottobre 1976, l'acqua si presenta con colori marrone chiaro e violetto che, mescolandosi, danno luogo a strani fenomeni cromatici che ci divertiamo a seguire per un buon tratto».
Sono gli anni Settanta e nella Valle del Chiampo esplode il distretto della concia: decine di piccoli laboratori si insediano, soprattutto lungo il torrente Chiampo e la roggia di Arzignano. È l'acqua, infatti, la vera protagonista della rivoluzione industriale della valle: serve per trasformare la pelle scuoiata che proviene dai macelli, in cuoio per rivestire salotti, confezionare scarpe, borse, cinture. L'acqua, ricchezza della valle, diventa vittima della sua rapida e selvaggia trasformazione. “L'acqua xe morta”, cantavano i Crodaioli di Nepi De Marzi, e mentre la canzone registrava il disastro ambientale, a scrivere le relazioni sullo stato di salute del Chiampo erano i ragazzi della scuola media di Arzignano, guidati da Antonio Boscardin, perito meccanico diplomato all'istituto Rossi e insegnante di applicazioni tecniche.
Con lui gli studenti percorrevano il fiume metro per metro, fotografando, misurando in maniera rudimentale il ph dell'acqua e i solidi sospesi. Nacquero gli “Appunti sull'inquinamento della Valle del Chiampo”, resoconto impietoso degli effetti dello sviluppo selvaggio della concia sull'ambiente.
Alle vicende arzignanesi degli anni Settanta e all'ambientalismo ante litteram di Antonio Boscardin è dedicato il saggio: “Quando l'acqua del Chiampo cambiava colore”, scritto da Stefano Fracasso per la rivista di studi storici Venetica, dedicata alle “Rivoluzioni di paese”. Recentemente la Rocca di Castello non è riuscita a contenere le persone, oltre duecento, che hanno assistito alla presentazione dello studio, cui hanno partecipato oltre all'autore, Giovanni Favero e Gilda Zazzara, docenti dell'Università di Venezia, il sindacalista Nando Dal Zovo, e la moglie di Antonio Boscardin, Lia Brandellero. Bepi De Marzi ha introdotto la serata intonando “La contrà dell'acqua ciara”, che celebra l'epoca in cui - ha ricordato Dal Zovo - nel Chiampo si poteva fare il bagno.
Con materiali d'archivio e fotografie Fracasso ha tratteggiato la figura di Boscardin che anche all'interno del mondo sindacale fu tra i primi a porre l'accento sulla necessità di mettere al centro delle rivendicazioni la tutela della salute dei lavoratori. Erano gli anni in cui tanti si ammalavano di tumore: il “bruto male”, diceva la gente, e qualcuno iniziava a pensare che il cromo usato nella concia avesse qualche responsabilità. Boscardin, che era anche guardiapesca, andava da solo sul Chiampo, compilava verbali, inviava denuncie, si recava nelle fabbriche, incontrava gli operai, raccoglieva le loro storie. La sua lotta anticipò tanto le battaglie dei movimenti ambientalisti quanto quelle dei sindacati, che nella primavera del 1973 diedero il via ad una stagione di scioperi tesa proprio ad ottenere, prima di tutto, garanzie di un ambiente sano per i lavoratori.
«Quando mostro le foto del torrente scattate da Boscardin - commenta Stefano Fracasso - la gente è incredula per quanto siano cambiate le cose. Negli anni Settanta abbiamo assistito ad una trasformazione così rapida, che ancora oggi c'è la necessità di ricostruire quel che è successo. Ricomporre quelle vicende aiuta a capire chi siamo oggi e perché».

giovedì 19 maggio 2011

PROFUGHI: SONO I SINDACI SOLIDALI A RAPPRESENTARE IL VERO VENETO

E' evidente che, visti gli sviluppi gli sviluppi che sta assumendo in regione la questione dell’accoglienza dei profughi libici sul nostro territorio, il Veneto sta facendo una brutta figura di fronte all'Italia e all'Europa.
Stiamo assistendo a reazioni paradossali rispetto ad un fenomeno che al momento riguarda un numero limitato di profughi, non certo un'invasione. C'è chi chiude le porte ancor prima che qualcuno bussi, c'è chi se ne lava le mani. Per fortuna ci sono anche sindaci che hanno scelto di affrontare con concretezza e solidarietà, in una parola con ragionevolezza, la questione. Questi sono i veri eredi e custodi dell'elemento profondo della nostra identità veneta che è la capacità di accogliere ed essere solidali. Amministrare significa affrontare le situazioni e le emergenze con i fatti, non nascondersi dietro false giustificazioni. Così non si danno risposte ma si sposta solo il problema un po' più in là, promuovendo la tanto facile quanto inutile logica dello scaricabarile.

mercoledì 18 maggio 2011

PROFUGHI: TANTO RUMORE PER NULLA. SAREBBERO SOLO IL 5 PER MILLE DELLA POPOLAZIONE STRANIERA

Tanto rumore per nulla: 2.500 profughi rappresenterebbero il 5 per mille rispetto alla popolazione straniera già residente nella nostra regione. E' incredibile che il centrodestra si incarti in una discussione pseudopolitica sulla gestione dell’accoglienza. Sarebbe meglio se gli amministratori regionali, provinciali e locali cooperassero per una soluzione pragmatica del problema.
L’anno scorso – con il decreto flussi varato dal Governo – il Veneto ha digerito una sanatoria di fatto di proporzioni ben maggiori. Temo che buona parte dei distinguo politici interni al centrodestra abbia ragioni squisitamente elettorali.

venerdì 6 maggio 2011

ARPAV: SITUAZIONE AL LIMITE DELL'INSOLVENZA

Il quadro fornito dal direttore dell’Arpav Carlo Pepe, nell'audizione svoltasi ieri mattina in Commissione ambiente di cui sono vicepresidente, è quello di una struttura al limite dell’insolvenza.
Nel bilancio regionale 2011 la Giunta ha ridotto di 12.4 milioni di euro lo stanziamento. A fronte di questo, l’Agenzia registra 22 milioni di euro di debiti verso i fornitori, 27,5 milioni di euro di futuri debiti per l’acquisto delle nuove sedi di Vicenza e Belluno, del battello oceanografico e per i contratti di global service e infine 11 milioni di euro di crediti dalla Regione.
Il direttore ha anticipato alcune misure di risanamento e razionalizzazione, ma la situazione resta comunque drammatica dal punto di vista finanziario. Anche qui si è dovuto accendere la luce, come per la sanità, e l’eredità è pesante. La scelta di tagliare il finanziamento regionale con l’ultimo bilancio ha aggravato la situazione. Avevamo chiesto che fossero assicurate le risorse per il 2011, ora se ne accorge anche la maggioranza. È necessario che con l’assestamento si garantiscano almeno i 62 milioni per le funzioni istituzionali. E’ a rischio una delle migliori agenzie di protezione ambientale d’Italia, dilapidare questo patrimonio sarebbe una scelta gravissima.

mercoledì 4 maggio 2011

DEBITO SANITA' RESTA INTATTO. E I VENETI DOVRANNO PAGARSELO

Il debito della sanità veneta resta. E i veneti se lo dovranno pagare a rate”. Questo emerge dall’ “operazione verità” illustrata questa mattina in conferenza stampa dal gruppo consiliare regionale Pd.
Il deficit delle aziende socio sanitarie è diminuito di 90 milioni, ma resta di 431 milioni. E resta anche per intero il debito pregresso. Cambia il modo di conteggiarlo, ma non la sostanza. Il debito della sanità i veneti se lo dovranno pagare a rate nei prossimi anni.