giovedì 31 marzo 2011

PD INCONTRA AZIENDE DEL SETTORE SUL FOTOVOLTAICO: "UN'ALTERNATIVA ALLE SCELTE DEL GOVERNO E' POSSIBILE"

L’alternativa al decreto Romani sul fotovoltaico? È possibile passando da tre proposte:
1. una riduzione graduale e programmata degli incentivi a partire dal 2012, tra il 5 e il 10%, per garantire gli investimenti e la certezza del quadro normativo;
2. l’eliminazione di qualsiasi tetto annuale di potenza installata, per lasciare che il mercato possa produrre i suoi effetti positivi;
3. riduzione delle tariffe ancorata alla certificazione di fine lavori e non più all’entrata in esercizio, per evitare fenomeni di speculazione”.
E' questa la proposta del Partito Democratico di Vicenza, dopo che ieri io, il segretaio provinciale Federico Ginato e il collega consigliere regionale Giuseppe Berlato Sella abbiamo incontrato una delegazione di aziende di settore del territorio vicentino.
Ecco ciò che pensiamo, nelle parole di Ginato: "Il futuro degli incentivi per il fotovoltaico è decisivo anche per le aziende del vicentino. In questo territorio è ricca la presenza di imprese nel campo del fotovoltaico e dell’idroelettrico e poi c’è da considerare tutta la filiera del comparto elettrico e degli installatori." E io aggiungo che dal 2010 ad oggi, secondo i dati forniti da Pew Charitable Trusts e certificati dalla società di ricerche di mercato Bloomberg New Energy Finance, il settore delle rinnovabili ha attratto in Italia investimenti per 10,45 miliardi di euro. Siamo al quarto posto nel mondo dopo Cina, Germania e Stati Uniti. Si dice che l'Italia non attrae investimenti stranieri, ma poi quando lo fa si mette in ginocchio il settore con decisioni improvvisate e prive di logiche di sviluppo.

giovedì 24 marzo 2011

NO AL RINCARO SULLE ACCISE, CENTRODESTRA PARTITO DELLE TASSE

Ormai questo centrodestra è il vero partito delle tasse. Questo si deduce dalla decisione del Governo di applicare un aumento delle accise sui carburanti, contro cui si sono espresse le associazioni di categoria degli artigiani. Come se non bastasse la crisi economica e il caro del petrolio, il Governo Berlusconi ha deciso di aggiungere di suo un ulteriore peso sulle spalle delle aziende e dei cittadini. Misure come questa sono ancora più pesanti in Veneto, considerando che in questa Regione la dipendenza della mobilità dal trasporto su gomma è anche maggiore che in altre parti del paese. Siamo a fianco delle imprese nella richiesta al Governo di ritirare questa misura.

SCELTA DELLE RINNOVABILI E AUTONOMIA DAL GOVERNO: BELLA GIORNATA PER IL VENETO

Quella di ieri è stata una bella giornata per il Veneto. Perché un tema cruciale come quello del nucleare ha visto il Consiglio esprimersi con spirito di autonomia rispetto alle logiche nazionali e inaugura una politica energetica fondata sulla precedenza alle rinnovabili.
Abbiamo scelto di dire un chiaro no e un chiaro sì. Due scelte per il futuro del Veneto. Un no chiaro al nucleare: scelta di politica energetica costosa, dai tempi lunghi e con incognite serissime, ancora oggi, per la sicurezza. E un sì deciso alle rinnovabili, fonti che creano occupazione e ricchezza anche nel nostro territorio veneto, che ospita il più importante distretto nazionale in questo settore produttivo.
Credo che una regione moderna come il Veneto debba porsi obiettivi all’altezza dell’Europa. La Ue ha assunto come impegno quello di raggiungere entro il 2020 una riduzione del 20% delle emissioni di anidride carbonica e di portare al 20% il contributo di fonti rinnovabili al fabbisogno energetico. Ma mentre l’Italia ha posto l’asticella ad un livello più basso, appena il 17% di fonti rinnovabili entro il 2020, la Germania si propone un ambiziosissimo 47%. Con obiettivi tedeschi, in Italia non ci sarebbe bisogno del nucleare.
Il nostro appello è che, se il Governo latita o peggio adotta misure dannose, la Regione almeno tuteli la scelta a favore delle rinnovabili adottando un serio piano energetico regionale che investa su questa strada.

sabato 19 marzo 2011

ALLUVIONE: NON SERVONO PIU' POTERI, MA PIU' FONDI

Le opere anti-alluvione ferme al palo? Rispondendo alle affermazioni del governatore sulle cause dello stallo nell'avvio delle opere di sicurezza idraulica necessarie per ridurre i rischi di alluvione, a Zaia dico che non servono superpoteri, ma maggiori soldi nel bilancio regionale. Zaia invoca poteri straordinari ma la realtà è che vi sono almeno 4 progetti già approvati per opere strutturali di difesa idraulica, tre che riguardano il nodo di Vicenza, una per il bacino dell’Agno Guà, tutte con parere favorevole della commissione Via. La cassa del Timonchio e la laminazione del Guà a Trissino sono parzialmente già finanziate, mentre sono senza fondi la cassa del torrente Onte e quella del fiume Dioma.
Ai capitoli di bilancio regionale relativi alle opere strutturali mancano 23 milioni di euro rispetto lo scorso anno, e poteva andare peggio visto che 7 milioni sono stati recuperati grazie all'insistenza del Pd. Per l'intero veneto a oggi ci sono 24 milioni di euro per opere di difesa idraulica, la cifra più bassa degli ultimi 5 anni. Ne servono 30 per risolvere completamente il nodo idraulico di Vicenza. Se a quattro mesi dall’alluvione sono fermi, oltre che i cantieri, anche i progetti, è perché la Regione, quando si è trattato di scegliere sul serio, cioè nel bilancio, ha optato per altre priorità, come se l’alluvione nemmeno ci fosse stata. Li abbiamo definiti dei tagli di bassa Lega. Oggi più che mai, confermiamo il giudizio.

martedì 15 marzo 2011

RINNOVABILI: RIPENSARE LE NORME DEL GOVERNO E GUARDARE AL MODELLO TEDESCO

Sulle energie rinnovabili un modello c’è ed è quello tedesco. Le norme del Decreto Romani devono essere ripensate. Ci sono due ragioni da tenere in equilibrio e il decreto Romani non lo fa.
È giusto contrastare la speculazione sul fotovoltaico, soprattutto arrestando le forme improprie di consumo del territorio, ma è altrettanto indispensabile tutelare il futuro di un settore, quello delle rinnovabili, decisivo per almeno tre buone ragioni:
1. la prima è che, in tempi di riflessione sui rischi e sui costi del nucleare, è giusto seguire la tendenza europea ad investire sulle rinnovabili;
2. la seconda è che questo settore, in Italia e in Veneto, è un comparto importante in termini di know how e volumi occupazionali;
3. il terzo è che lo strumento degli incentivi può essere rimodulato, ma senza usare colpi d’accetta che gettano nell’incertezza gli operatori.
La Regione Veneto si è impegnata ad approvare entro la fine del 2011 un Piano per le energie rinnovabili. È un’occasione unica, per il Veneto, di impostare una strategia di lungo termine, al di là delle discussioni sull’immediato. E poi c’è un quadro europeo a cui guardare per trarre una lezione. La Germania, che, pur con le cautele degli ultimi giorni, ha comunque espresso la volontà di prolungare il ricorso al nucleare, ipotizza comunque di arrivare nel 2020, cioè tra soli nove anni, al 47% del proprio fabbisogno garantito da fonti rinnovabili. Perché il tema delle rinnovabili va al di là della disputa nuclearisti contro antinuclearisti.
Io considero il nucleare una scelta sbagliata e costosa, ma nemmeno chi è favorevole al nucleare può accettare il ritardo italiano sul fronte delle rinnovabili.

domenica 13 marzo 2011

ALLARME NUCLEARE IN GIAPPONE - GOVERNO MEDITI: PUNTA SUL NUCLEARE E PUNISCE LE RINNOVABILI, SERVE CAMBIO DI ROTTA”

Osservando i recenti sviluppi della situazione delle centrali dopo il terremoto, l’emergenza nucleare in Giappone conferma che il nucleare non è mai una scelta priva di rischi. In Italia servirebbe un deciso cambio di rotta. Il Governo da noi punta sul nucleare e penalizza le rinnovabili. È una scelta sbagliata, rispetto alla quale serve un deciso cambio di rotta.
Premetto che di fronte alla tragedia il primo dovere è quello della solidarietà. Ma anche le emergenze devono insegnare qualcosa alla politica. E quella giapponese dimostra che il nucleare non è mai senza rischi. Mentre tutta Europa investe sulle energie rinnovabili e sulla green economy, da noi il Governo di Pdl e Lega punta sul nucleare, scelta costosa e non priva di rischi, penalizzando invece il settore delle rinnovabili, che specialmente per il Veneto è anche un polmone di sviluppo e innovazione. Nell’interesse del Veneto e del paese, sulle politiche energetiche serve un deciso cambio di rotta.

mercoledì 2 marzo 2011

RECUPERO FONDI PER IL SOCIALE: GRANDE RISULTATO DEL PD

Bene il recupero di circa 70 milioni di euro per il sociale, qualche segnale positivo c’è stato anche per la formazione professionale, rimane invece assolutamente insufficiente l’impegno sul trasporto.
Come gruppo Pd avevamo fatto da subito delle richieste per correggere su territorio, scuola, sociale, trasporti e formazione quelli che consideravamo tagli di bassa Lega. Il recupero di risorse sul sociale è il più importante dei risultati ottenuti dalla battaglia del Pd. I 4 milioni di euro recuperati per la formazione e le scuole paritarie sono un segnale troppo timido, perché entrambe queste voci soffriranno di una riduzione complessiva di risorse. E insufficiente è l'impegno per i trasporti locali. Anche ridotto all'11%, il taglio delle risorse per il trasporto pubblico su gomma è troppo pesante e rischia di costringere Ftv a mettere in discussione alcune linee. Per il trasporto su rotaia, i pendolari subiranno una situazione anche peggiore: la metropolitana regionale si allontana e il servizio resterà uno dei più scadenti d'Europa.
Posso dire che quello approvato è sicuramente dei più difficili bilanci della storia veneta degli ultimi anni. Ma è opportuno riflettere sul fatto che le difficoltà indotte dal quadro nazionale sono state aggravate dalla scelta della Giunta Galan di abolire l’addizionale Irpef sui redditi superiori ai 30 mila euro.

TRASPORTO PUBBLICO LOCALE: TAGLI ANCORA TROPPO PESANTI

Ridurre all’11% il taglio sui contributi regionali per il trasporto pubblico locale non è ancora sufficiente. Mi richiamo alla logica inesorabile dei numeri: con l’11% in meno, l’impatto sul trasporto pubblico locale, nel vicentino, sarà ancora troppo pesante: circa un milione e duecentomila euro in meno per le Ftv e almeno 600 mila euro in meno per Aim trasporti. Le conseguenze sul servizio pubblico sarebbero pesanti e non accettabili.
A livello regionale la prospettiva proposta dalla Regione è tuttora quella di 31 milioni di euro in meno rispetto al 2010, da 282 a 251, per il trasporto pubblico su gomma. È inevitabile che tagli del genere siano pagati, in termini di accessibilità al servizio, soprattutto dagli utenti deboli, in primis gli abitanti dei Comuni più piccoli e gli studenti. Si tratta di una scelta che non è né equa, né, aggiungerei, lungimirante, almeno se si pensa che il ruolo del trasporto pubblico locale, su gomma e non, in Veneto vada difeso e rafforzato.