domenica 30 maggio 2010

ANCORA SUI TAGLI: SPARARE NEL MUCCHIO CONTRO LA CULTURA IN VENETO

Tra i tagli decisi dal Ministero dell’Economia, figurano i contributi a enti come il Cisa, l’Accademia Olimpica di Vicenza e l’Istituto per le Ricerche di Storia Sociale e Religiosa. Se lotta agli sprechi deve essere, che lotta agli sprechi sia. Ma che senso ha colpire alcune delle realtà culturali di punta del nostro territorio? Il Cisa ha promosso per il cinquecentenario di Andrea Palladio una mostra di successo che, dopo Vicenza, sta facendo il giro del mondo. L’Accademia Olimpica di Vicenza è la più antica istituzione di questo genere in tutta Italia. E l’Istituto per le Ricerche di Storia Sociale e Religiosa è una realtà con una storia prestigiosa alle spalle. Credo che gli sprechi siano altrove. E spero che gli esponenti veneti del Centrodestra scelgano di difendere le ragioni di questo territorio, contro le incomprensibili scelte del Ministro Tremonti. Qui pare solo si voglia risparmiare due lire sparando nel mucchio. Il governo si muove alla cieca, dimostrando ancora una volta di non conoscere il paese reale e di non saper riconoscerne le qualità e le eccellenze da valorizzare e salvaguardare.


QUALE FEDERALISMO? IL VENETO, LE OLIMPIADI E I NUOVI TAGLI

Sono scappati i finanziamenti per la metropolitana di superficie, per l'alta velocità e infine sono volate via anche le Olimpiadi. Eppure a Roma ci sono almeno tre esponenti politici, Brunetta, Sacconi, Galan (e prima di lui Zaia) , che per questa regione dovrebbero pur dire qualcosa. In più ci sta un partito, la Lega, che del Veneto ha fatto la sua bandiera. Nonostante le tante chiacchere i risultati ci raccontano di una regione che nel governo non sa farsi valere e non vale. Ora arriva la "draconiana" manovra finanziaria. Sacrifici, sacrifici, predica il buon Tremonti che fino a qualche giorno fa rassicurava che tutto era in ordine. E il Veneto si ritroverà con un pesante taglio alla sanità, pur non avendo una malasanità. Siamo difronte a una sorte di federalismo al contrario: non contiamo di più ma sempre di meno.

lunedì 17 maggio 2010

NO TAV, NO METROPOLITANA

No Tav, no Metropolitana: non è il nome dell'ennesimo comitato contro qualcuno o qualcosa ma il risultato delle scelte del governo riguardo gli investimenti in  Veneto. Dopo la scomparsa dei 100 milioni destinati allo sviluppo del Sistema ferroviario metropolitano regionale (SFMR) nella parte ovest della regione dal piano triennale del Ministro Matteoli, svaniscono anche i finanziamenti per la tratta Verona-Padova dell'Alta Velocità. Il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) ha infatti sbloccato finanziamenti per 11 miliardi di euro (Expo Milano, Alta Veocità Milano-Genova....) ma zero euro per le tratte venete. La nuova era federalista comincia proprio bene. Vicenza: no tav, no metropolitana! Avanti con strade, autostrade, superstrade, sempre più indietro con la mobilità sostenibile.

mercoledì 5 maggio 2010

DA BOEZIO A MARGUERITE YOURCENAR: LA PROLUSIONE DI ZAIA

E' già seduto al suo posto dieci minuti prima dell'inizio della seduta, il presidente Luca Zaia. Quando entro nell'aula del Consiglio Regionale siamo in quattro, lui compreso, ci guardiamo sorridendo e un collega consigliere, che viene dalla scuola come me, ci scherza sopra dicendogli che sembra quell'insegnante che entra in classe prima degli alunni dopo la ricreazione. Ma non è la ricreazione, è il primo vero Consiglio Regionale di questa legislatura, e il presidente presenterà la sua “prolusione”, come ha voluto chiamarla. Quaranta minuti di intervento, letto con una certa disinvoltura, un discorso “alto” nei contenuti e sinceramente godibile da ascoltare. Sembra volerci dire che verrà il tempo delle leggine per il prosecco o per le estenuanti discussioni di bilancio: per la prolusione ci si può permettere di volare un po'. E non c'è dubbio che voli. Spaziano da Severino Boezio, commentatore latino del quinto secolo dopo Cristo a Luigi Einaudi, le citazioni. Da Mitterand a Marguerite Yourcenar, per stare in Francia, passando per il richiamo a figure come Fanfani e Togliatti. Ma andiamo con ordine.

L'esordio è un po' oscuro, Zaia parla di una relazione profonda che lo lega agli “eroi silenziosi”, guide della sua vita politica. Sembra quasi una dichiarazione esoterica, eroi che poco dopo diventano “donne coraggiose che vegliano di notte in ospedale” o padri di famiglia preoccupati, sempre di notte mentre i figli dormono, dei mutui da pagare. Insomma l'avvio è decisamente notturno, ma non tardano a emergere i valori solari del l'onestà, del lavoro, della responsabilità. Evoca persino la rivoluzione gandhiana per “respirare assieme il respiro della modernità”, e qui sinceramente per un momento mi perdo anch'io. Cosa sarà mai il respiro della modernità?

Prosegue entrando nella parte più pregnante del discorso, è pane per i suoi denti l'analisi impietosa delle disparità regionali italiane, è il cavallo di battaglia del suo partito la ricetta del federalismo fiscale, anche a “geometrie variabile”. E poi mi sorprende nuovamente, mentre affronta il tema delicato del nuovo statuto del Veneto.

Richiama gli esempi di Fanfani e Togliatti come capacità di dialogo di culture politiche diverse. Mi incanto a pensare di essere capitato nella Costituente senza saperlo, ma mi guardo intorno e dalle espressioni dei colleghi capisco subito che è solo una suggestione. Siamo all'avvio della nona legislatura regionale e a sentire gli intenti di Zaia, e i commenti dei consiglieri al secondo mandato, mi par di capire che l'ottava non è stata per niente entusiasmante. E' qui mentre affronta la necessità di rivedere il patto sociale che sta alla base dello stato che piomba sul consiglio Severino Boezio. Si nota un certo stupore quando Zaia va indietro di quindici secoli per rilanciare sulla necessità di profonde riforme per il Veneto. Possibile che non si trovasse nessuno di più conosciuto di questo commentatore di Aristotele e Cicerone? Qualcuno si gira e chiede al consigliere a fianco chi sia tal Boezio. Ma vada pure per Boezio, l'impero romano cadeva e alle porte c'erano i barbari, ma certo che oggi è difficile star dietro al Presidente. Siamo oramai alla conclusione dell'intervento, è qui inaspettatamente Zaia cala il suo ultimo asso letterario: “Noi siamo funzionari dello stato, non siamo Cesari”. Le Memorie di Adriano della Yourcenar suggellano con una riflessione sulla burocrazia il “volo” della prolusione. Ci sarebbe da dire sul continuo richiamo che fa al concetto di popolo, così indefinibile da assumere le sembianze e le funzioni di un mito, oppure sull'idea di Europa e d'Italia che esce dalla prolusione.

Ma per la politica ci saranno cinque anni di tempo, per i suoi riti e liturgie, la prolusione è stata un'altra cosa ed è atterrata sulle parole del grande imperatore Adriano.

Poi di corsa tutti al motoscafo. Da domani altra musica.