martedì 21 dicembre 2010

COSE BUONE DAL VENETO: PARTE IL TRAM A MESTRE

Prima corsa ieri per il tram di Mestre, 6,4 chilometri utilizzati, secondo le stime, da circa 5000 cittadini nella giornata inaugurale. Dopo Padova la seconda esperienza in Veneto di trasporto locale in stile europeo. E pensare che la Lega ha fatto anche delle manifestazioni contro (vedere le foto sul Corriere del Veneto di oggi) dipingendo il tram come una sciagura. Auguri al tram e ai mestrini.

Il tram in via Triestina (archivio)

domenica 19 dicembre 2010

TRASPORTI PUBBLICI, VENETO FANALINO DI CODA: A RISCHIO IL DIRITTO ALLA MOBILITA'

I minacciati tagli al sistema del trasporto pubblico regionale rappresentano un colpo durissimo alla continuità di un servizio essenziale. Il trasporto pubblico locale si regge su due pilastri: il trasporto pubblico su gomma e quello ferroviario. I tagli sul primo si aggiungeranno al quadro già al limite del secondo.

Il Veneto, come dimostra anche il rapporto di Legambiente Pendolaria 2010, è già il fanalino di coda a livello nazionale, per livello di investimenti procapite, nel campo del trasporto ferroviario. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. E per il futuro c’è in vista un ulteriore peggioramento. Legambiente stima nel 42.6% il calo delle risorse disponibili in Veneto per il trasporto su rotaia. E dire che il Veneto, già nel 2010, ha stanziato per il trasporto ferroviario dei pendolari appena lo 0.04% del proprio bilancio. È il dato peggiore di tutte le regioni d’Italia. La Lombardia stanzia lo 0.43%, la Toscana lo 0.56%, l’Emilia lo 0.28%, il Piemonte lo 0.12%. Dal 2003 al 2010, il Veneto ha investito in infrastrutture stradali quasi il 94% della spesa per infrastrutture e appena il 6% per quelle ferroviarie. I disservizi subiti dai 140 mila pendolari veneti nascono da questa scelta, che, come nota Legambiente, ha portato nel 2010 a stanziare per il trasporto dei pendolari quanto per il sostegno culturale ai Veneti nel mondo.

Con i tagli lineari applicati anche al comparto del trasporto su gomma l’offerta complessiva per cittadini, studenti e lavoratori, rischia di essere ulteriormente ridimensionata. Un’area metropolitana come quella veneta dovrebbe seguire una rotta inversa e garantire più investimenti su questo fronte, anziché maggiori tagli. In gioco c’è il diritto alla mobilità, che tra mancati investimenti passati e tagli odierni, rischia di diventare sempre meno concreto.


giovedì 2 dicembre 2010

SULL'OSPEDALE DI NOVENTA NIENTE COLPI DI MANO

In questi giorni sulla stampa vicentina è riermersa la preoccupante possibilità di una chiusura del reparto di ostetricia all'ospedale di Noventa. Sul futuro di questo reperato diciamo no ai colpi di mano.

Proprio ieri, in Consiglio regionale, la Giunta regionale ha risposto ad un’interrogazione mia e del consigliere Raffaele Grazia, escludendo che sul reparto di Noventa siano state assunte decisioni di chiusura. Mi aspetto che tutti si attengano a questa indicazione precisa della Giunta regionale. Nessuna circolare ministeriale o decisione a livello di Ulss può prescindere da quanto previsto nel Piano Socio Sanitario regionale. È quello lo strumento di pianificazione a cui bisogna riferirsi. Certamente il Veneto deve aggiornarlo, ma questo non giustifica nessuna imboscata ai danni del territorio. Perciò continueremo a vigilare.


martedì 23 novembre 2010

DIFESA IDROGEOLOGICA: DOPO IL BALLETTO DI CIFRE, DEI DATI CHIARI

«C'è stato un “balletto” di cifre nei giorni scorsi: ad esempio l'ex governatore Galan ricordava i 400 milioni spesi dal Veneto per la difesa del suolo. Bene: ieri - spiega il consigliere veneto Stefano Fracasso (Pd), vice- presidente della commissione “Ambiente” - è stato dato un quadro chiaro, ed emergono chiari due fatti. Primo: la difesa idrogeologica non è stata certo una priorità della Giunta Galan: le cifre stanziate non erano sufficienti, e mi chiedo perché la Lega non prenda le distanze da questo. Secondo: c'è stato un progressivo calo negli anni delle cifre stanziate contro il rischio di allagamenti e di frane, fino al minimo del 2009».
C'è un problema di fondi da stanziare per le opere che sono inserite nei piani già da tempo, e anche di semplificazione delle procedure per realizzare i lavori, «perché i tecnici spiegano che hanno grandi difficoltà anche a far partire i cantieri per opere per cui comunque ci sono le risorse». Nel 2003, dopo un inverno con piogge da record, si lanciò un Piano triennale straordinario di opere: «Ne serve un altro oggi - conclude Fracasso - per mettere al sicuro il Veneto in tre anni».

Dichiarazioni e grafici dal Giornale di Vicenza di oggi, 23 novembre 2010



CASO MONTECCHIO: LA REGIONE FISSI REGOLE CHIARE SU IDONEITA' ALLOGGI

Di recente la giunta leghista di Montecchio Maggiore ha varato nuove norme in materia di idoneità degli alloggi. A riguardo mi vien da essere d’accordo con le osservazioni del Ministero per le Pari Opportunità. Ma soprattutto, credo che tocchi alla Regione Veneto stabilire, in modo uniforme per tutto il territorio regionale, delle regole chiare sull’idoneità degli alloggi. E su questo, va ricordato, c’è un indirizzo del Consiglio regionale che non va lasciato cadere.
Nel rapporto della Commissione tecnica per lo studio dell’impatto sociale e territoriale dell’immigrazione, approvato all’unanimità dal Consiglio alcuni mesi fa, si definisce “indifferibile” la definizione da parte della Regione di criteri chiari e omogenei in fatto di “normalità abitativa”, da applicare con trasparenza ed equità a tutti i residenti, italiani e stranieri, comunitari e non comunitari”.
In assenza di indicazioni nazionali, senza un intervento della Regione la disomogeneità normativa tra i diversi Comuni rischia di creare situazioni di iniquità e discriminazione. Temi come questi non possono essere affidati esclusivamente alla giustizia amministrativa. È la politica che deve prendere l’iniziativa.

sabato 20 novembre 2010

IL GOVERNO TAGLIA I FONDI PER LA SOLIDARIETA', IL VENETO PRENDA POSIZIONE

Il sistema veneto del sociale è a rischio. E il pericolo viene dai tagli del Governo al Fondo nazionale per le politiche sociali, che cala l’accetta sul sistema della sussidiarietà.
In pochissimo tempo, dal 2008 ad oggi, il Governo è riuscito ad azzerare un finanziamento iniziale di quasi un milione di euro. Sono risorse che servivano a Regioni ed enti locali per sostenere le attività del volontariato e del privato sociale. In una regione come il Veneto e in un territorio come quello vicentino, dove la realtà del sociale si regge sulla collaborazione tra amministrazioni pubbliche e terzo settore, queste misure, con un taglio degli ultimi 400 milioni di euro rimasti, rischiano di avere un impatto letale sul territorio. Anziché ridurre gli sprechi della spesa pubblica, con una mano si tagliano le risorse per i servizi sociali e con l’altra si soffocano i Comuni con il Patto di Stabilità. La scelta del Governo è grave e lo è doppiamente considerando che proprio adesso, per via della crisi economica, si fanno più forti la domanda di aiuto, la richiesta di solidarietà, il bisogno di protezione sociale. Occorre che contro questa miopia sia tutto il Veneto a prendere posizione, per spingere il Governo a ritornare sui suoi passi.

venerdì 12 novembre 2010

RISPARMIO ENERGETICO: IL VENETO SI BATTA PER GLI INCENTIVI FISCALI

Il mancato rifinanziamento degli incentivi al risparmio energetico nella prossima finanziaria è un errore che il Veneto rischia di pagare a carissimo prezzo ed è per questo che è doveroso unirsi alla denuncia lanciata oggi dall’Ance.

Gli incentivi fiscali al risparmio energetico sono un volano di sviluppo, oltre che una misura concreta per la difesa dell’ambiente. E il Veneto è la seconda regione in Italia per l’uso di questi strumenti, sia per numero assoluto di interventi, che per incidenza rispetto alla popolazione. Contro il rischio concreto che il Governo non rinnovi le detrazioni al 55%, occorre che il sistema Veneto faccia sentire forte e chiara la sua voce.

Non solo da anni le detrazioni al 55% sono l’unico vero elemento di stimolo al comparto dell’edilizia, ma è chiaro da tempo, grazie anche ai dati dell’Enea, che il saldo finale di questo tipo di incentivi è positivo, sotto il profilo fiscale, per lo Stato. E con un numero di domande che si misura, in Veneto, in decine di migliaia, è chiaro che incentivi come questi sono una leva molto più promettente di qualsiasi Piano casa, strumento scarsissimamente utilizzato dai nostri Comuni.


mercoledì 10 novembre 2010

ALLUVIONE: PER LA SICUREZZA IDRAULICA SERVONO CON URGENZA 18 MILIONI

Oggi, su richiesta mia e del collega consigliere Berlato Sella, l’Ing. Dovigo (settore difesa del suolo della Regione Veneto) ha riferito in Commissione ambiente riguardo alle opere da mettere in atto dopo le recenti alluvioni.

Per la realizzazione delle più urgenti opere di sicurezza idraulica nel territorio provinciale di Vicenza, mancano all’appello 18 milioni di euro. È indispensabile che queste risorse siano recuperate dalla Regione al più presto, per garantire la realizzazione di due opere capaci di offrire un polmone idraulico di quasi 7 milioni di metri cubi d’acqua.

Quella fornita dai tecnici della Regione è forse la prima stima sul fabbisogno di risorse per il capitolo della prevenzione e della sicurezza idraulica. Oggi la priorità è portare a casa le risorse per rimborsare i danni subiti dal Veneto. Ma da domani sarà altrettanto importante affrontare il capitolo, forse troppo trascurato in passato, della prevenzione attiva dei rischi di alluvione e della cura della sicurezza idraulica.

Considerando anche la laminazione del Chiampo, il fabbisogno finanziario cresce a 96 milioni di euro, ma gli interventi sul Timonchio e sul Guà, che richiedono “solamente” altri 18 milioni di euro, riguardano progetti che hanno già superato l’esame della VIA. Sono quindi i più urgenti da sbloccare. Detto questo, per quanto riguarda la laminazione Timonchio, ho richiesto alla Regione di verificare se la capacità prevista dal progetto sia sufficiente, anche in considerazione dei dubbi espressi nell’incontro con i consiglieri regionali vicentini di lunedì scorso dal Sindaco di Vicenza Achille Variati.



Questi i dati forniti nel corso dell’audizione:

Laminazione Timonchio, necessaria per la sicurezza del fiume Bacchiglione.

· Capacità di 3,3 milioni di metri cubi d’acqua.

· Costo di 27,3 milioni di euro (disponibili 16 milioni, mancanti 11,3 milioni)

· Il primo stralcio dell’opera (con una capacità di 1.5 milioni di mc) vedrà l’inizio lavori ad agosto 2011.

Laminazione Agno-Guà-Frassine in località rotte del Guà Trissino-Arzignano, necessario per la sicurezza della bassa vicentina e padovana (vedi esondazioni di Saletto):

· Capacità di 3.5 milioni di metri cubi d’acqua.

· Costo di 31 milioni euro (disponibili 4,2 milioni di euro + 20 milioni di euro per ricavi da vendita dei materiali, quindi mancanti 6.8 milioni di euro).

· Il progetto è stato approvato dalla commissione VIA nell’aprile 2010.

Laminazione Chiampo per messa in sicurezza Alpone (interruzione autostrada A4 tra Soave e Montebello):

· Capacità di 3.8 milioni di metri cubi d’acqua.

· Costo di 78 milioni euro, non finanziato.

· Il progetto preliminare è all'esame del VIA.

giovedì 4 novembre 2010

L'ALLUVIONE E IL BALLETTO DELLE RESPONSABILITA'

Da un lato il ministro Galan si scontra con il suo collega di governo Bertolaso, evidentemente colpevole di aver denunciato l’assenza in Veneto di quelle opere di prevenzione e di messa in sicurezza che chiediamo da anni. Dall’altro il presidente Zaia che, dopo aver accettato passivamente i tagli di risorse del governo, ora chiede a Berlusconi finanziamenti straordinari per aiutare l’economia veneta a risollevarsi. Insomma: con l’emergenza-alluvione ancora in corso è già iniziato il balletto delle responsabilità.

La Giunta regionale ci dica piuttosto quali provvedimenti, oltre allo stanziamento annunciato di 2 milioni di euro, verranno approvati per sostenere i danneggiati e se già con l’assestamento di bilancio verranno messe a disposizione cospicue risorse. Vogliamo sapere contemporanemente quali interventi strutturali di difesa idraulica il governo veneto pensa di mettere in atto in particolare nei bacini del Bacchiglione, dell’Agno-Guà, del Frassine e del Chiampo-Alpone e quale sia lo stato di attuazione dei progetti di laminazione del torrente Timonchio (in Comune di Caldogno) e delle rotte del Guà (Comuni di Trissino e Arzignano).

Queste sono responsabilità di chi guida la Regione. Il resto è solo fumo negli occhi.



L'interrogazione che ho presentato come primo firmatario assieme a tutto il gruppo Pd in Consiglio regionale:

i sottoscritti consiglieri interrogano il Presidente della Giunta regionale per sapere:

- vista l’eccezionale drammaticità della situazione, quali provvedimenti, oltre a quelli resi noti, intenda attuare per aiutare le popolazioni venete duramente colpite da questa sciagura;

- con quali criteri e in che tempi intenda erogare le risorse, peraltro insufficienti, messe a disposizione dalla Giunta regionale per il risarcimento dei danni subiti dalle migliaia di famiglie venete rimaste coinvolte dal dramma;

- quali interventi strutturali di difesa idraulica la Regione intenda mettere in atto in particolare nei bacini del Bacchiglione, dell’Agno-Guà, del Frassine e del Chiampo-Alpone;

- quale sia lo stato di attuazione dei progetti di laminazione del torrente Timonchio (in comune di Caldogno) e delle rotte del Guà (comuni di Trissino e Arzignano).

Leggila integralmente qui.

mercoledì 3 novembre 2010

EMERGENZA MALTEMPO: AGGIORNAMENTI

Zaia interviene in Consiglio Regionale sull'emergenza esondazioni. 500.000 cittadini coinvolti, 3.000 sfollati. Cordoglio per le vittime. Primi interventi. stato di calamità, 2 milioni di euro per urgenze. Ringraziamento a quanti sono impegnati nei soccorsi.
Aggiungo: fondi per la difesa del suolo dimezzati in Veneto dal 2005 al 2009. Ne riparleremo.

lunedì 1 novembre 2010

EMERGENZA MALTEMPO: LA DIFESA IDROGEOLOGICA E' UNA PRIORITA'

In queste ore la priorità è gestire l’emergenza. Ma da domani è doverosa una riflessione. Il consiglio regionale è bloccato da alcune sedute sulle proposte del centrodestra in materia di consorzi di bonifica. C’è chi, e penso alla Lega Nord, ha brandito per mesi le armi della retorica, continuando a dipingere sempre i consorzi di bonifica come degli inutili carrozzoni. Credo che il dramma di queste ore confermi una semplice ma serissima verità: la difesa idrogeologica del territorio veneto è una vera priorità. Altro che sceneggiate su palii e lingua veneta. Occorre investire risorse. La Serenissima questa cosa la capiva benissimo. Guai oggi a sottovalutare questa necessità. Il prezzo dell’incuria e della propaganda, infatti, lo pagano i cittadini e quei Comuni già disarmati, a livello di risorse, dal Patto di Stabilità.

giovedì 28 ottobre 2010

ALTRO CHE NUCLEARE, IL NOSTRO FUTURO SONO LE SOSTENIBILI

Dai dati del 2009 emerge una conferma: il Veneto è in ritardo sulle energie rinnovabili. Urge una vera svolta verde. Anche nella mia veste di vicepresidente della Commissione regionale sull'ambiente vorrei richiamare l'attenzione sulla questione energetica: altro che nucleare, la strada su cui investire è quella delle energie rinnovabili, che possono alimentare anche un importante indotto produttivo e occupazionale per le imprese del territorio.

Dal rapporto del Gestore dei servizi energetici sulla produzione di energia dalle fonti rinnovabili emerge che, nel 2009, la quota di energia prodotta grazie alle rinnovabili è salita dell’11.5% su base annua. Anche grazie ad un calo globale dei consumi pari al 6%, l’incidenza complessiva è balzata al 19%.

Rispetto all’obiettivo europeo di portare al 20% il contributo delle rinnovabili alla produzione energetica nazionale il Veneto è 12° posto, con il 13.4% dei consumi lordi, contro una media nazionale del 19%. La potenza rinnovabile installata in Veneto è di soli 1.301 Megawatt, contro i 5.538 della Lombardia. Nella classifica nazionale siamo all’8° posto. Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Puglia e Lazio superano il Veneto anche sullo specifico fronte dell’energia solare.

C'è da fare molto su queste prospettive. Oggi più che mai è verde la strada per lo sviluppo.


Il link al rapporto del Gse:
http://www.gse.it/attivita/statistiche/Documents/STATISTICHE-2009.pdf


lunedì 25 ottobre 2010

UNA RIFLESSIONE SUI FLUSSI DI IMMIGRATI DOPO LE DICHIARAZIONI DI ANGELA MERKEL

Le dichiarazioni del cancelliere Angela Merkel sul fallimento delle politiche immigratorie tedesche sono state raccolte dalla politica veneta e non solo. Dal presidente Luca Zaia al sindaco di Thiene Maria Rita Busetti non sono mancate le rapide conclusioni: stop ai flussi. Ma si sa: la fretta è cattiva consigliera. Ed è il caso quindi di ricordare a entrambi alcune semplici verità.
La prima: i flussi sono bloccati dal 2007. Risale a quell'anno infatti l'ultimo decreto per le quote di lavoratori non stagionali. Da allora sono state autorizzate solo quote per lavoratori stagionali, con il beneplacito delle Regioni a guida leghista e del Ministro dell'Interno Maroni. A questa si è aggiunta la regolarizzazione delle cosiddette "badanti". Quindi: perché si vuol far credere necessario uno stop che è già avvenuto? Perché strillare tanto quando dal 2007 i flussi sono di fatto bloccati?
Secondo: è il caso di ricordare che le politiche immigratorie tedesche si sono fondate sull'idea del
Gastarbeiter, il lavoratore ospite, cioè sul principio che chi entrava in Germania lo poteva fare perché necessario all'industria tedesca. E vi sarebbe rimasto in quanto "ospite" appunto; appena quella necessità di manodopera fosse cessata l'ospite sarebbe ripartito. La Germania gestì questi flussi attraverso accordi bilaterali con alcuni Paesi, il primo dei quali nel 1955 fu siglato proprio con l'Italia. Sono infatti oltre seicentomila gli italiani residenti in terra tedesca. Vennero poi altri accordi bilaterali il più importante dei quali fu quello con la Turchia del 1961. Se accettiamo il fallimento delle politiche tedesche dovremmo di conseguenza riflettere sul possibile fallimento di quelle italiane che si ispirano a quel modello. I flussi e il permesso di soggiorno in Italia sono legati al contratto di lavoro, e quindi di fatto anche in Italia lo straniero è un "lavoratore ospite". E si sa che un ospite invitato a cena non aiuta a sparecchiare la tavola e tanto meno a lavare i piatti.
Considerare gli stranieri "ospiti per lavoro" è il principale motivo del fallimento denunciato dalla Merkel, perché una comunità di "ospiti" non diventa mai una comunità di cittadini; l'ospite non si farà mai carico pienamente dei destini della società ospitante. I tedeschi pensavano che sarebbero arrivate braccia in prestito e si sono ritrovati persone con un progetto di vita. Non è quello che sta succedendo in Italia?
Di fronte alle considerazioni della Merkel, quindi, più delle recriminazioni sui flussi, già bloccati, varrebbe una seria revisione della nostra legge sull'immigrazione e sui modi e gli strumenti per far diventare gli stranieri da ospiti a cittadini, persone che si assumono fino in fondo la responsabilità del destino della società in cui vivono, diritti e doveri compresi. Per esempio che ne sarà degli oltre seicentomila studenti stranieri presenti oggi nelle nostre scuole, al compimento del diciottesimo anno di età? Li faremo attendere altri anni ancora per decidere se diventare cittadini italiani o rimanere "ospiti per lavoro"? Quanto prima li faremo diventare cittadini italiani tanto più difficile sarà per loro sfuggire alla necessità di assumersi gli obblighi verso la comunità italiana di cui fanno parte. A questo dovrebbe servire un ragionevole dibattito sulla questione sollevata dalla Merkel, altrimenti tra qualche anno ci ritroveremo a dire le stesse cose della nostra attuale legge sull'immigrazione.
Intervento sul Giornale di Vicenza del 25 ottobre 2010


giovedì 21 ottobre 2010

PATI: LA GIUNTA REGIONALE SI DECIDA AD APPROVARLO

Il Pati, piano di assetto del territorio intercomunale di Montebello, Gambellara, Montorso e Zermeghedo è fermo. Nonostante i Comuni abbiano compiuto tutti i passaggi tecnici necessari, la Regione Veneto non l'ha ancora ratificato. Perché?
A chiederlo, con un'interrogazione alla giunta veneziana è il consigliere regionale del Pd Stefano Fracasso: «Questo piano è un mezzo strategico e indispensabile per il governo dei territori e a maggior ragione di quello di cui stiamo parlando, che attende da tempo decisioni efficaci per un ridisegno dell'area anche dal punto di vista produttivo. Il Pati era all'ordine del giorno della giunta veneta già diverso tempo fa, è stato tolto e mai ricalendarizzato. Non può essere - prosegue Stefano Fracasso - la vicenda relativa alla realizzazione del Cis, il Centro Intermodale di Scambio, previsto a Montebello, a costituire motivo di ostacolo per l'approvazione del Pati, perché questa partita, compresa l'ipotesi del parco commerciale, sarà oggetto di successivi accordi di pianificazione».
«La giunta regionale - conclude quindi il consigliere, ex sindaco di Arzignano - la smetta di tergiversare e dica con precisione quando verrà approvato il piano».
Articolo di Silvia Castagna dal Giornale di Vicenza del 21 ottobre 2010

mercoledì 20 ottobre 2010

ZAIA, OSTAGGIO DELLA SUA STESSA GIUNTA, PRONTO A PENALIZZARE LA SANITA' VICENTINA

La nuova proposta di riparto delle risorse per le Ulss ha subito un nuovo stop da parte della Giunta regionale. Tale stop è un dato preoccupante, indica che il groviglio del buco nei conti della sanità è difficile da gestire anche per chi ha ottenuto dagli elettori un grande consenso e può contare in Consiglio su una larga maggioranza. Perché lo stop non è venuto dall’ostruzionismo delle minoranze, né da una frenata dei consiglieri di maggioranza, ma direttamente dalla squadra di Assessori cui Zaia ha dato la sua fiducia, e di cui in questo caso sembra diventato invece ostaggio. Nella proposta bloccata ieri dalla Giunta, alle Asl vicentine veniva assegnato un 2.7% di risorse in più, oltre 36 milioni di euro. Ora non ci resta che auspicare che i legittimi interessi del territorio vicentino, che è stato storicamente penalizzato, malgrado una delle gestioni più efficiente dei bilanci della sanità, non siano ora per l’ennesima volta sacrificati dai compromessi al ribasso necessari a Zaia per ottenere il consenso dalla sua stessa Giunta. Forse il voto di fiducia, anziché contro il Consiglio, dovrebbe invocarlo contro i suoi stessi colleghi di squadra.

giovedì 14 ottobre 2010

SANITA': ZAIA FORTE CONTRO I DEBOLI, DEBOLE CONTRO I FORTI

Ė in corso il Consiglio regionale straordinario con la discussione sul buco nei conti della sanità regionale. Lega e Pdl avrebbero dovuto risparmiare ai Veneti il penoso spettacolo di un rimpallo di responsabilità tra Luca Zaia e Giancarlo Galan. La cosa peggiore, ad oggi, è che il centrodestra, per paura di affrontare i nodi veri della spesa sanitaria, quelli dove le lobby forti contano, scaricano i costi sui soggetti deboli del mondo socio sanitario, cioè le realtà del terzo settore impegnate nelle attività di riabilitazione, inserimento sociale e lavorativo, tutela dei disabili e dei minori, nei servizi di prevenzione. Se davvero tutto questo teatrino non è solo il modo di regolare dei conti con i suoi stessi alleati e con gli uomini del sistema Galan nella sanità regionale, allora Zaia dovrebbe decidersi a fare una proposta di piano socio-sanitario, uno strumento che al Veneto manca ormai già da troppo tempo, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti”.

Del tutto insufficiente e deludente è stata, invece, la replica al dibattito proposta dall’Assessore regionale Coletto. In un dibattito sulle vere cifre della sanità, non ha saputo dare nemmeno un numero certo. Fa venire in mente quella vecchia canzone: parole, parole, parole…


martedì 12 ottobre 2010

LA RIFORMA FISCALE? PASSA DAL RECUPERO DELLA FIDUCIA DEI CITTADINI

Il dibattito sulla riforma fiscale aperto sul Giornale di Vicenza da Gigi Copiello ha preso non per caso spunto dalle indagini sull'evasione fiscale di alcune aziende conciarie di Arzignano. Il rapporto tra impresa e fisco, ad Arzignano, si è rivelato lo specchio di un tradimento quasi sfrontato di alcuni ai danni dello Stato.
Non è un segreto: qui in Veneto lo Stato è percepito come un'entità che controlla, complica, munge, opprime gli spiriti vitali dell'impresa e del territorio. E quindi ingannarlo non appare come una colpa, ma come un'astuzia giustificata.
Certo, lo Stato non è solo un fisco complicato e astruso, una burocrazia ostile, una giustizia lunga e incerta. Lo Stato, in Veneto, è anche una sanità efficiente, una scuola di qualità, un welfare sociale e pensionistico di buon livello. Ma non basta a superare una diffidenza diffusa. Che è il primo motivo di quel tradimento fiscale emerso ad Arzignano con echi mediatici emblematici, come lo spazio dedicato a "Presa diretta".
Politica e imprese devono riconoscere che i servizi pubblici (scuola, sanità, pensioni) sono essenziali. Ma per recuperare la "fedeltà" dei cittadini, lo Stato non può limitarsi a pretenderla. Deve fare uno sforzo di efficienza, di semplificazione e di trasparenza. Perché se il patto fiscale tra Stato e cittadini è stato tradito, è anche perché si basava su regole vecchie e superate.
Troppe tasse sui chi produce ricchezza con il lavoro e troppo poche sulle rendite, cioè su chi la ricchezza la moltiplica senza il lavoro.
È questo che deve cambiare. Un nuovo patto fiscale, deve ridurre il peso che oggi grava sulle spalle di chi produce ricchezza con il lavoro, aumentando quello che ricade su chi produce ricchezza senza lavoro.
Una politica meno distratta dovrebbe puntare con decisione su questa misura. E altrettanto coraggio, per uscire dalla crisi, dovrebbero mettere in campo le categorie economiche, degli imprenditori e dei lavoratori in primis. Serve un patto tra produttori che sia davvero nuovo. Serve un fisco che premi chi pratica l'innovazione, chi garantisce la sostenibilità ambientale, e anche chi, oltre a produrre con il lavoro, riproduce la nostra comunità: mettendo al mondo figli e facendoli crescere.
E il federalismo ci aiuterà a rinsaldare la fedeltà? “Occhio non vede, cuore non sente” vale anche per le tasse? Sappiamo che la fedeltà ai tributi locali è più alta di quella ai tributi nazionali.
Avvicinare chi preleva le tasse a chi le spende, chi paga a chi vota, è un cambiamento necessario, purché non ci illudiamo che lo strumento, il federalismo fiscale, possa sostituire il contenuto e riempire lo smarrimento sociale dei nostri tempi.
Senza un'idea di futuro, senza uno sforzo per definire nuovi traguardi sociali, economici, ambientali, dopo aver tradito lo Stato, si finirà per tradire la Regione o il Comune. Nei corsi per fidanzati lo chiamano progetto di vita. In una società, è la visione di uno sviluppo sostenibile. Una strategia per il domani, oltre l'emergenza del presente.
Intervento sul Giornale di Vicenza del 12 settembre 2010

martedì 5 ottobre 2010

A RISCHIO I SERVIZI SANITARI IN VENETO, E ANCHE A VICENZA

Il Pd lancia l'operazione trasparenza sul presunto buco da oltre un miliardo che rischia di mettere in ginocchio la sanità veneta. «Abbiamo raccolto le firme per convocare un consiglio regionale straordinario - esordisce Laura Puppato, capogruppo del Partito democratico - e contiamo di avere il sostegno anche di esponenti del Pdl». Ma non finisce qui. Nel corso della conferenza stampa, presenti i componenti Pd della Commissione sanità, Claudio Sinigaglia rilancia: «Di fronte il balletto di cifre sullo stato reale della sanità veneta è necessario cambiare le regole del gioco».
Ecco perché i consiglieri regionali del Pd hanno chiesto a gran voce che la relazione trimestrale della Giunta trasmessa al ministero, possa essere inviata anche ai membri della commissione sanità. L'opposizione è agguerrita, talmente agguerrita da avere rispolverato un comunicato che porta la data del 20 giugno 2008, nel quale il consigliere Pd Giovanni Gallo, che se la prendeva con l'allora presidente Galan, sottolineava già il buco nella sanità, una voragine che, recita la nota, sfiorava il miliardo di euro. Segreto di pulcinella, come dice il governatore Zaia? Nelle segrete stanze della Lega, a sentire gli esponenti dell'opposizione, i conti non tornavano da tempo. Suscita "perplessità e sconcerto" tra i consiglieri democratici che proprio il Carroccio, custode della sanità veneta coi suoi assessori succedutisi a Palazzo Balbi (Tosi, Sandri, Martini) e in particolare il presidente Zaia, «abbia avuto bisogno di accendere la luce, quando è stata proprio la Lega - aggiunge Sinigaglia - a mettere al buio la sanità veneta». Puppato ci va giù pesante: «Si parla di federalismo, costi standard e Veneto virtuoso mentre si rischia il commissariamento. Diciamoci la verità: il Veneto è come la Calabria». Anche il consigliere regionale Stefano Fracasso, vicentino, lancia l'allarme: «Se fosse confermato il quadro emerso in questi giorni, anche i vicentini, malgrado una situazione delle Ulss provinciali meno grave che altrove (con un deficit complessivo ufficiale entro i 30 milioni di euro), rischiano di pagare un caro prezzo in termini di servizi».
Dal Giornale di Vicenza del 04 ottobre 2010

mercoledì 29 settembre 2010

Una domenica a guardare lontano

Ci sono molti motivi per farci schiacciare sul presente, specie ad Arzignano. Eppure vi sono altre storie, altri mondi, altri incontri che ci possono aiutare a mettere tutto nella giusta prospettiva. Una passeggiata sui luoghi di Mario Rigoni Stern, con suo figlio Gianni, per parlare dei pascoli dell'Altopiano e di quelli abbandonati a Srebrenica, in Bosnia. Di come far arrivare laggiù cinquanta vacche per le famiglie di vedove e anziani, visto che i maschi sono scomparsi nelle fosse comuni del massacro. Perchè a volte il teatro possiede ancora la forza di commuovere e muovere, come il monologo di Roberta Biagiarelli, anche lei distesa sull'erba sotto cima Larici in una domenica di sole. E tutti a guardare lontano, oltre le strettorie del presente.

lunedì 20 settembre 2010

LA POLITICA SI TAGLIA COSI'

"Si comincia con il taglio dello stipendio dei consiglieri regionali e si arriva ad azzerare tutte le auto blu e i compensi dei consigli di amministrazione degli enti e delle società collegate. È una severa "cura dimagrante" ai costi della politica in Regione quella della proposta di legge annunciata ieri dal Partito Democratico (c'è la firma anche di Giuseppe Bortolussi) per rendere effettivi anche in Veneto i "tagli" previsti dalla legge Calderoli e dalla manovra di Tremonti.
«Dopo tante parole noi vogliamo i fatti», spiega il primo firmatario Franco Bonfante, riducendo le cosiddette "indennità" dei consiglieri regionali in modo che «in ogni caso la paga del consigliere non possa superare quella del parlamentare e che i massimi dirigenti della Regione non possano essere pagati più del presidente della Regione». Bonfante - che peraltro ritiene iniquo che un governatore di Regione prenda meno di qualsiasi senatore - ha già rinunciato all'auto blu da vicepresidente del Consiglio regionale «ma propongo di azzerare anche i rimborsi chilometrici forfetizzati (riconosciuti per gli spostamenti casa-Consiglio a chi rinuncia all'auto di servizio) e tutta la selva di auto di rappresentanza di cui dispongono Ulss, Ater, agenzie regionali, enti vari partecipati. Bastano le auto di servizio per le missioni di lavoro. In ogni caso, se la nostra proposta diventerà legge, i costi della flotta dei mezzi di servizio dovranno ridursi del 50 per cento entro il 2013».
La proposta del Pd mira a tagliare anche spese di consulenza e di promozione, sponsorizzazioni e spese di funzionamento degli organi istituzionali, stipendi dei dirigenti e consiglieri-amministratori di nomina politica della galassia degli enti collegati alla Regione. «Abbiamo indicato i tagli ai nostri stipendi nel primo articolo della proposta di legge - aggiunge il consigliere Stefano Fracasso - ma poi a cascata vengono anche tutti gli altri incarichi di nomina politica che, a volte, percepiscono emolumenti spropositati».
La proposta Pd potrebbe far risparmiare 20 milioni di euro, sottolinea Piero Ruzzante, al contrario delle decisioni di Zaia che prima riduce i dirigenti, ma poi punta a nominare 12 "commissari" nelle direzioni regionali «facendo lievitare i costi».
Dal Giornale di Vicenza del 20 settembre 2010

venerdì 3 settembre 2010

ALIENAZIONI IPAB: NO ALLA PARALISI, SUBITO UNA LEGGE REGIONALE

Sui meccanismi di gestione del patrimonio delle Ipab è giusto che la Regione eserciti la sua vigilanza. Ma il comportamento poco virtuoso di alcuni non può bloccare tutti. Ci sono Ipab come quella di Vicenza che, proprio insieme alla Regione Veneto e all’Ulss, hanno un accordo di programma da chiudere e concretizzare. Un blocco di tutte le decisioni fino a dicembre rischia di lasciare senza risorse una progettualità importante. All’Assessore Sernagiotto e alla Giunta chiedo dunque di applicare un principio di buon senso. Sulla riforma delle Ipab il Pd ha già presentato una sua proposta. Siamo pronti a discuterla in consiglio purché la maggioranza dimostri di voler fare sul serio. Approvare una nuova legge entro fino anno è possibile, l'Assessore spinga perché si arrivi finalmente ad approvare una legge che assicuri autonomia ed efficienza alle Ipab, nell'interesse dei tanti ospiti anziani e delle loro famiglie.

lunedì 26 luglio 2010

MECCATRONICA E CULTURA: DUE CARTE DA GIOCARE

Questo editoriale è uscito sul Giornale di Vicenza sabato 24 luglio.

L’ampia discussione promossa da questo giornale sulle ricadute della crisi economica in Veneto e sulle possibili indicazioni per uscirne sollecita diverse questioni. Chiama in causa le imprese, i sindacati, l’università, gli enti locali e tuttavia ancora non si intravede una sede certa, efficace, autorevole di governo delle interdipendenze necessarie per fare massa critica. Oramai tutti i commentatori concordano che le traiettorie di nuovo sviluppo non possono che agganciarsi alle eccellenze regionali, a quelle realtà che, pur radicate e cresciute dentro le trame del tessuto territoriale, si proiettano sullo spazio mondiale. Anche a una sola lettura superficiale risulta evidente che nel Veneto questa proiezione si realizza geograficamente nell’area centrale del territorio Veneto, che da Verona conduce a Venezia, passando per Vicenza, Treviso e Padova. Per stare alle grandi piattaforme pubbliche, gli areoporti, le università, le cliniche universitarie, la logistica (il porto di Venezia piuttosto che l’interporto di Verona), le fiere, i poli culturali di rilevanza europea (dalla Biennale all’Arena) si collocano lungo questo asse metropolitano. Si tratta di piattaforme indispensabili per far decollare l’economia e la società veneta oltre le strettoie del presente. Un asse privo tuttavia di una sede di governo che possa comporne un disegno unitario e condiviso di sviluppo, determinarne le priorità di investimento, guidarne la sua complessa evoluzione. Per questo il nuovo statuto del Veneto deve diventare l’occasione per definire una Conferenza dell’Asse Metroplitano Veneto, composta dall Regione e dai capoluoghi di provincia. Cinque città e la Regione insieme per governare le scelte strategiche di poche ma decisive materie: aereoporti, trasporti metropolitani, logistica delle merci, università, fiere e grandi poli della cultura, perchè la metropoli diffusa guadagni finalmente un suo centro politico nevralgico. Perchè si costituisca una sede dei decisori pubblici in grado di essere interlocutore unico di quel vario e ricco mondo economico che cerca risposte chiare di rango regionale. E non si tratta di escludere Belluno e Rovigo dalle politiche regionali, quanto di riconoscere al bellunese una propria traiettoria di sviluppo legata al territorio montano e a Rovigo altre vocazioni socioeconomiche.

Cosa può mettere Vicenza dentro questa prospettiva? Quali carte può giocare di rango regionale? Il polo della meccatronica è una di queste, non solo questione vicentina dunque ma vero tema strategico regionale, per ambizione nella sua proggettazione, per coinvolgimento di soggetti, per priorità di investimento. La seconda la riassumerei nella formula Palladio, Olimpico, Teatro, C4. Una proposta culturale che sappia partire dal Palladio per proiettarsi nella piena contemporaneità, facendo di Vicenza e del suo territorio calamita di intelligenze creative, di esperienze di avanguardia, una cultura che sappia declinarsi anche turisticamente. Non c’è dubbio che alcune recenti iniziative ne fanno intravvedere le opportunità e la nomima di Flavio Albanese alla presidenza del Teatro cittadino non può che essere un straordinario viatico, visto il suo profilo eclettico e innovatore. Oppure l’azione di promozione turistica della città a partire dal suo patrimonio culturale messa in cantiere dal sindaco Variati. Ma anche qui purchè il tutto non rimanga solo tema vicentino. Sappiamo che l’investimento culturale è stato assunto come leva di sviluppo in altre città europee, anche di ridotte dimensioni demografiche, con esiti molto positivi. Di nuovo si propone la necessità una proiezione larga altrimenti gli sforzi rischiano di produrre esiti limitati, se non sconfortanti. Vicenza si gioca attorno a queste due carte la sua dignità regionale, che non è solo questione di forma ma di trampolini di nuovo sviluppo. Vicenza e l’asse metropolitano veneto, la meccatronica e la cultura come traiettorie di rinnovamento economico e sociale, sono anche l’occasione perchè la politica si renda finalmente utile, a tutti livelli.

venerdì 23 luglio 2010

PROSTITUZIONE: LE RONDE NON SERVONO

Lo dico senza pregiudiziali politici, ma da quello che ho ascoltato oggi in quinta commissione regionale, in cui le associazioni e degli operatori delle unità di strada che intervengono contro la tratta e lo sfruttamento sessuale in Veneto presentavano i dati della loro attività, la conclusione è semplice: ordinanze e ronde non hanno prodotto nessun effetto sulla diffusione della prostituzione in Veneto. Almeno 2000 le donne che si prostituiscono in strada nelle principali città venete, il 6% di età inferiore ai 18 anni. Un turn over del 30% annuo, un forte controllo da parte dei racket e quindi condizioni pesanti di sfruttamento e violenza.
Le associazioni e gli operatori hanno chiesto l'audizione preoccupati per il taglio a zero dei già pochi fondi regionali destinati al contrasto dell'abuso e dello sfruttamento sessuale e delle povertà estreme. La realtà che emerge dal loro racconto è quella di una prostituzione che rimane stabile sulla strada, ma che si moltiplica anche negli appartamenti, dove più difficile è l'intervento sia delle forze dell'ordine che degli operatori sociali. Contrariamente a quanto si crede, in appartamento lo sfruttamento è maggiore e la possibilità di sfuggire al controllo delle organizzazioni criminali molto difficile. Sentir parlare Barbara Maculan dell'associazione Mimosa di Padova, a nome di tutte le associazioni e delle cooperative sociali impegnate in Veneto su questo campo, fa riflettere: “Sono state oltre 400 le donne che si sono sganciate dallo sfruttamento grazie all'azione della rete di intervento sociale (unità di strada, assistenza sociale e sanitaria, reinserimento lavorativo) che corrispondono ad almeno altrettante denunce nei confronti degli sfruttatori”.
L'azione di chi cerca di cancellare questa vergognosa piaga dalle nostre strade rischia di interrompersi bruscamente se non verranno rifinanziati i capitoli regionali che per il momento sono stati azzerati. Se vogliamo guardare all'efficacia delle azioni più che alle posizioni ideologiche bisogna riconoscere che le unità di strada producono più contrasto, protezione sociale e sicurezza che le ronde e le ordinanze dei sindaci. Quindi mi auguro che l'appello lanciato dalle associazioni venga accolto dal Consiglio Regionale in occasione dell'assestamento di bilancio, rifinanziando i progetti di strada. D'altro canto si faccia nel territorio una seria verifica dei risultati prodotti dalle ordinanze, senza pregiudizi e polemiche: se una cosa non funziona va rivista con molta onestà.

giovedì 15 luglio 2010

LE CATEGORIE ECONOMICHE CHIEDONO POLITICHE DI SVILUPPO, ZAIA NON HA NEPPURE AVVIATO UN TAVOLO DI CONFRONTO

Una ripresa che leggiamo solo sui giornali: è stato questo il giudizio unanime dei rappresentanti delle categorie economiche regionali (Confindustria, Confcommercio, CGIL, CISL, UIL, Confesercenti, Confapi, CNA e rappresentanti Grande Distribuzione) intervenuti in audizione nella terza commissione del Consiglio Regionale, giovedì scorso. Il quadro che ne esce è chiaro: la crisi sta mordendo forte e sulle risposte il giudizio è positivo solo sui cosiddetti ammortizzatori sociali; ancora critico il versante del credito, niente di nuovo sulla semplificazione e sburocratizzazione della pubblica amministrazione, a partire da quella regionale.

C'è una domanda di nuove politiche di sviluppo, Confindustria ha fatto riferimento a politiche JOB CREATION, e dopo 100 giorni Zaia non ha ancora avviato un tavolo con le categorie economiche. L'audizione in commissione è stata la prima occasione di confronto tra categorie e Regione. Nel 2010 perfino i consumi alimentari dei veneti sono in calo ed è questo un dato che non si vedeva da decenni. Bene quindi il sostegno, ma è tempo di mettere al centro lo sviluppo e di definire settori strategici, infrastrutture, investimenti. La prima urgenza della politica regionale è questa. È emblematico, ed è quasi una sorpresa, che nessun rappresentante di categoria abbia messo il federalismo fiscale tra le priorità. Vogliono partecipare a una nuova definizione del Veneto, chiedono tempi certi per provvedimenti importanti come il Piano Commerciale, la sicurezza dei pagamenti della pubblica amministrazione, indirizzi chiari per la formazione professionale. Insomma meno chiacchiere ‘federaliste’ e più concretezza.

Il mondo del lavoro e dell'impresa si aspetta un impegno serio e produttivo da parte della Regione. I cambiamenti strutturali in atto nel commercio, nell'industria manifatturiera, nell'edilizia guardano oltre il federalismo e si rischia di perdere di vista le vere necessità regionali. Ricreare le condizioni dello sviluppo e dell'occupazione è la priorità politica del Partito Democratico e quindi la nostra disponibilità è assicurata.

mercoledì 30 giugno 2010

LA MANOVRA E I SILENZI IN CONSIGLIO REGIONALE

E' stato il silenzio di Zaia, la sua assenza, la notizia del primo vero Consiglio Regionale di ieri. Quando, tra le comunicazioni finali, l'assessore al bilancio Roberto Ciambetti ha introdotto il tema della manovra economica del Governo e delle sue ricadute sulla finanza regionale il dibattito si è acceso. Già il fatto che un tema così scottante come il rapporto tra regioni e stato centrale venga proposto come "varie ed eventuali" è sembrato ai più irrituale. Ma poi è mancata completamente da parte della Giunta una indicazione precisa delle richieste del Veneto, dei punti irrinunciabili a difesa di una autonomia sempre proclamata ma puntualmente disattesa. E Zaia non c'era, certo impegnato con i sindaci, anche loro fortemente contrari a una manovra che seppellisce il federalismo fiscale prima che nasca. Ma a mancare è stata una chiara visione di cosa intenda fare la nostra regione, di come voglia rispondere all'appello dei sacrifici senza soccombere sul piano della capacità di autogoverno, di cosa abbia messo di suo sul tavolo di confronto con il Governo. Alla fine la risoluzione unanime che promette di rimettere le deleghe del decentramento se non cambia la manovra è stata la coperta stesa sul posto vuoto del Presidente Zaia. Metafora di ben altro, preoccupante vuoto.

mercoledì 16 giugno 2010

LA QUESTIONE FISCALE GRANDE COME UNA CASA

E' partita in questi giorni l’operazione anti-corruzione promossa dalla Guardia di Finanza di Vicenza. Com'è ovvio, le responsabilità individuali vanno accertate dalla magistratura. Certo c’è un dato politico su cui riflettere: in Italia esiste una questione fiscale grande come una casa, che i governi di centrosinistra e di centrodestra non sono riusciti a risolvere.

Serve un patto basato su due condizioni semplici ma essenziali. La prima è che lo Stato ha il dovere di garantire a chi lavora e produce un sistema fiscale più equo e chiaro, premiando chi crea la ricchezza reale rispetto a chi scommette sulle rendite.

La seconda è che le tasse le devono pagare tutti: altrimenti non ne pagheremo mai meno. L’evasione fiscale, al di là dei giudizi morali, è e resta prima di tutto un atto di concorrenza sleale. Che danneggia quella maggioranza di imprenditori, artigiani, commercianti e lavoratori che le tasse le pagano. Se si considera anche il sommerso, in Italia il prelievo fiscale è attorno al 42% del Pil. Ma per chi non evade, il fardello fiscale va ben oltre il 50% della ricchezza che producono. La macelleria sociale dei giorni nostri? È questa. E sbaglia chi crede che la lotta all’evasione fiscale, in questo paese, possa restare un optional.


domenica 30 maggio 2010

ANCORA SUI TAGLI: SPARARE NEL MUCCHIO CONTRO LA CULTURA IN VENETO

Tra i tagli decisi dal Ministero dell’Economia, figurano i contributi a enti come il Cisa, l’Accademia Olimpica di Vicenza e l’Istituto per le Ricerche di Storia Sociale e Religiosa. Se lotta agli sprechi deve essere, che lotta agli sprechi sia. Ma che senso ha colpire alcune delle realtà culturali di punta del nostro territorio? Il Cisa ha promosso per il cinquecentenario di Andrea Palladio una mostra di successo che, dopo Vicenza, sta facendo il giro del mondo. L’Accademia Olimpica di Vicenza è la più antica istituzione di questo genere in tutta Italia. E l’Istituto per le Ricerche di Storia Sociale e Religiosa è una realtà con una storia prestigiosa alle spalle. Credo che gli sprechi siano altrove. E spero che gli esponenti veneti del Centrodestra scelgano di difendere le ragioni di questo territorio, contro le incomprensibili scelte del Ministro Tremonti. Qui pare solo si voglia risparmiare due lire sparando nel mucchio. Il governo si muove alla cieca, dimostrando ancora una volta di non conoscere il paese reale e di non saper riconoscerne le qualità e le eccellenze da valorizzare e salvaguardare.


QUALE FEDERALISMO? IL VENETO, LE OLIMPIADI E I NUOVI TAGLI

Sono scappati i finanziamenti per la metropolitana di superficie, per l'alta velocità e infine sono volate via anche le Olimpiadi. Eppure a Roma ci sono almeno tre esponenti politici, Brunetta, Sacconi, Galan (e prima di lui Zaia) , che per questa regione dovrebbero pur dire qualcosa. In più ci sta un partito, la Lega, che del Veneto ha fatto la sua bandiera. Nonostante le tante chiacchere i risultati ci raccontano di una regione che nel governo non sa farsi valere e non vale. Ora arriva la "draconiana" manovra finanziaria. Sacrifici, sacrifici, predica il buon Tremonti che fino a qualche giorno fa rassicurava che tutto era in ordine. E il Veneto si ritroverà con un pesante taglio alla sanità, pur non avendo una malasanità. Siamo difronte a una sorte di federalismo al contrario: non contiamo di più ma sempre di meno.