sabato 28 novembre 2009

Dell'importanza di mediatori, costruttori di ponti, saltatori di muri, esploratori di frontiera. Occorrono "traditori della compattezza etnica", ma non "transfughi"
Prendo la citazione dal "Tentativo di decalogo per la convivenza inter-etnica" scritto da Alex Langer nel 1994. Langer, che aveva vissuto sulla propria pelle le divisioni "etniche" del Sudtirolo, si impegnò allo strenuo contro ogni conflitto identitario. Memorabile il suo sforzo di ricucitura e di difesa dei diritti umani difronte al conflitto, tanto assurdo quanto sanguinoso, nella ex-Jugoslavia. Ho pensato a lui e alle sue parole leggendo di "White Christmas" o ancora della proposta di non estendere la cassa integrazione ai lavoratori stranieri dopo i sei mesi o di tanti altri tentativi di costruire muri, far saltare ponti, chiudere frontiere. Trovo le parole di Langer lungimiranti, quasi avesse vissuto ad Arzignano invece che a Bolzano. O forse le sfide sono le stesse. Comunque trovate il "Tentativo didecalogo...." qui accanto.

lunedì 23 novembre 2009

"White Christmas", bianco Natale, anzi pulito In un piccolo comune del bresciano il sindaco ha deciso di "fare pulizia", così ha dichiarato a un giornale nazionale. La pulizia riguarda gli stranieri che evidentemente "sporcano" quel comune. I vigili passeranno casa per casa, degli stranieri, per verificare se hanno ottenuto il rinnovo del permesso di soggiorno e faranno "pulizia". Non importa se non ci sono problemi di criminalità, così dice sempre il sindaco. Evidentemente gli stranieri danno fastidio, "sporcano" anche solo con la loro presenza e con le parole roboanti della legalità tutto si può inventare. Il sindaco del comune bresciano è di quel partito che vuol fare della croce il simbolo della difesa dell'identità: lo saprà che Giuseppe e Maria fuggirono clandestini in Egitto, senza permesso di soggiorno, per eludere le "pulizie" di Erode ? Che importa, lui vuole un Natale bianco, pulito. Chissà se farà entrare i Re Magi nel presepio, son stranieri anche quelli.....

martedì 17 novembre 2009

Il clima, l'indifferenza italiana e l'immunità parlamentare
Il 7 dicembre prossimo si apre a Copenhagen la conferenza mondiale sul clima. In Italia se ne parla poco, anche in rete si trovano pochi approfondimenti, tanto siamo occupati, o ci fanno occupare, a discutere nuovamente di immunità per i parlamentari. Quanto a quest'ultima ricordo bene i giorni della caduta di Craxi, l'indignazione generale e la generale richiesta di cancellare il privilegio dell'immunità parlamentare. Ci volle una legge costituzionale, approvata a larghissima maggioranza da camera e senato. Uno dei rari casi di riscatto morale della classe politica nazionale. Oggi il paese pare rovesciato, e si torna a chiedere privilegi per la "casta". Sorprende che a chiederli ci siano anche i grandi fustigatori di Roma ladrona. Davvero il clima sta cambiando, non solo quello atmosferico. Ma è proprio quest'ultimo che meriterebbe una gran discussione.

lunedì 9 novembre 2009

La Croce: chi l'appende e chi la porta
La disposizione della Corte dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo ha fatto, giustamente, molto discutere. Difficile capire come la libertà di non credere, legittima, si estenda fino a rendere necessaria l'assenza di "simboli che esprimono una credenza, una religione o l'ateismo" (vedi il testo del pronunciamento su http://www.echr.coe.int). Tuttavia la vera questione sta su quanti siano disposti a "portarla" la Croce più che "appenderla". Credo che una seria discussione e riflessione su cosa significhi "portare" la Croce in questi tempi sarebbe infinitamente più utile di ogni corsa, a volte ostentata, ad "appenderla". Per esempio, come si porta la Croce di chi è senza lavoro o di chi, per lavoro, ha abbandonato il suo paese ed è emigrato? Se la sentenza della Corte ci aiutasse a dire qualcosa su questo avrebbe almeno avuto un'utilità. Altrimenti rimane davvero incomprensibile.

giovedì 5 novembre 2009

Spingendo la notte più in là
Non è appena uscito, eppure il libro di Mario Calabresi, figlio del commissario Calabresi ucciso nel 1972 a Milano, è di grande intensità e non invecchia. "Storia della mia famiglia e di altre vittime del terrorismo" recita il sottotitolo, e le pagine svelano quasi con pudore i dolori, le angosce, la rabbia delle vittime di una pagina sanguinosa della nostra storia recente, quella della violenza politica. Oggi Calabresi dirige con intelligenza ed equilibrio la Stampa di Torino. Ho letto "Spingendo la notte più in là" alternandolo con il libro del figlio di Vittorio Ambrosoli, anch'egli vittima, ma stavolta dell'intreccio di mafia, finanzia e politica. Ambrosoli fu il curatore del fallimento delle banche di Sindona. Il figlio, Umberto, ne ricostruisce la vicenda con gli occhi del bambino, che vede e sente precipitare la violenza dentro gli affetti famigliari. C'è in entrambe le vicende un sentimento forte di orgoglio, per vite spese bene anche se tragicamente interrotte. Due letture per questi tempi incerti.