giovedì 20 novembre 2008

La crisi, i dispersi e gli orfani
Dieci giorni passati ad ascoltare artigiani, industriali, banche, sindacati, difronte a una crisi non più annunciata ma vissuta. Nessuno che riesca a vedere oltre l'orizzonte fosco dei prossimi mesi. Eppure tutti ad attendere che da qualche parte spunti qualcuno o qualcosa in grado di far sterzare l'intero mondo. Si contano già i primi dispersi: "deregulation men", chi se li ricorda? Scomparsi, svaniti nel nulla i testimonials del "mercato che a tutto provvede", nemmeno il fido Tremonti, che piaceva di più quando era antipatico, azzarda i suoi teoremi liberisti. Orfani, questo sembriamo. Orfani della grande ideologia della fine del secolo scorso, del potere salvifico del gioco economico senza regole. E ci guardiamo intorno, disorientati, in cerca di un padre o di una madre nuovi, per vedere oltre l'orizzonte.

1 commento:

  1. I nostri padri (i nonni per i piu' giovani) si sono trovati ad operare nell'Italia del dopoguerra, dove ogni strada era percorribile e chi piu' era dotato di inventiva o capacita' economica riusciva a progredire, anche in maniera vertiginosa, Arzignano ha saputo in quegli anni mettere a profitto le capacita' del veneto-doc, lavoratore instancabile e oculato amministratore. Purtroppo oggi noi ci troviamo a fronteggiare una realta' molto difficile, la globalizzazione (inevitabile come ogni frutto del futuro che avanza) fa si' che i nostri mercati siano influenzati da fattori che sfuggono al nostro controllo. La frase che quotidianamente sento ripetere e' "Si lavora in perdita" quanta dignitosa rassegnazione e' racchiusa in queste parole, ma in mezzo a tanto pessimismo io comunque scorgo ancora la volonta' di continuare, anche se questo comporta dover mettere in gioco la sicurezza economica, acquisista negli anni, dei piccoli artigiani che costituiscono la nostra forza vitale. Forse il motto di Obama "L'audacia della speranza" e' stato attinto proprio alla pazienza e la costanza del nord-est, forse...
    Paola

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